Uomo vivo di Gilbert Keith Chesterton
di Letizia Bilella
Può definirsi uno dei più complessi e affascinanti romanzi della letteratura inglese. Scritto nel 1912, narra la storia del fantastico Innocent Smith, il debordante e incredibile protagonista che in un caldo pomeriggio estivo irrompe nel giardino del piccolo cottage, che è casa Beacon, sospinto da un vento turbinoso.
Annunciato da un panama bianco e da un ombrello verde sospinti con le foglie nel giardino della persiana della signora Duke, Innocent plana col suo vestito verde da vacanziere al cospetto di tre giovani uomini, il Dr Warner, l’irlandese Michael Moon e Artur Inglewood, impegnati in una discussione su uno strano e delirante telegramma.
L’amore esordisce e persevera in comportamenti inconsueti, irrazionali e incomprensibili, che lo trasformano agli occhi dei villeggianti in un pericoloso individuo. Subirà un bizzarro “processo casalingo”, dove le orribili accuse che gli verranno mosse, sono quelle di omicidio, tentato omicidio, furto con scasso e bigamia.
Nelle vesti di mite imputato, Innocent si lascia docilmente processare. Alla fine, l’avvocato difensore smonterà tutte le accuse, svelando ai presenti il senso stesso del nome del suo straordinario cliente: Uomovivo.
Una trama arguta e ricca di satira; i personaggi si presentano allo stesso tempo simpatici e irritanti. Un libro che può risultare illuminante. Per chi già conosce l’autore, queste pagine sono un emblema del suo pensiero che viene tradotto in prosa.
“Quanto più leggi Chesterton, tanto più ti sottoponi allo spaventoso pericolo di vedere le cose per la prima volta.”