Cultura

La piccola Delia ha preteso, giustamente, un cartello con i suoi scrittori sulla statale 640

Russo e Vilardo, all'inizio erano stati dimenticati ma le pressioni dell'amministrazione comunale di Delia hanno avuto la meglio

Pubblicato 2 settimane fa

Nella nuova cartellonistica recentemente collocata lungo la Statale 640 sono stati inseriti i due scrittori nativi di Delia Luigi Russo e Stefano Vilardo. Il sindaco Gianfilippo Bancheri e l’assessore Carmelo Alessi avevano sollecitato gli enti preposti per far figurare i due scrittori. Cartello che fa il paio con un altro collocato all’interno dell’area di servizio vicino la rotonda degli scrittori in cui figura l’itinerario completo.

Luigi Russo, nato a Delia (Caltanissetta) il 29 novembre 1892 e deceduto a Marina di Pietrasanta (Lucca) il 14 agosto 1961, è stato uno dei più influenti critici letterari e storici della letteratura italiani del XX secolo. La sua formazione accademica ebbe inizio al Liceo-Ginnasio “Ruggero Settimo” di Caltanissetta, proseguendo poi alla Scuola Normale Superiore di Pisa, dove studiò dal 1910 al 1914. Durante la Prima Guerra Mondiale, partecipò attivamente al conflitto, distinguendosi per il suo “ingenuo entusiasmo” patriottico volto al completamento dell’unificazione territoriale italiana.

Dopo la guerra, Russo intraprese la carriera accademica, insegnando Italiano e Latino alla Scuola Militare Nunziatella di Napoli. Nel 1920 pubblicò il “Saggio su Verga”, un’opera fondamentale che segnò l’inizio della sua carriera critica. In questo saggio, Russo analizzò l’opera di Giovanni Verga, attaccando la letterarietà in nome della concezione del “poeta primitivo” e ponendo le basi per il suo approccio critico, che integrava la distinzione crociana tra poesia e non-poesia con una profonda attenzione al contesto sociale e culturale dello scrittore. Nel corso della sua carriera, Russo ricoprì importanti incarichi accademici, tra cui la cattedra di Letteratura Italiana presso la Facoltà di Magistero di Firenze nel 1925 e successivamente presso la Facoltà di Lettere di Pisa nel 1934. Durante questi anni, produsse opere di grande rilevanza, come “Francesco De Sanctis e la cultura napoletana” e “Prolegomeni a Machiavelli”, contribuendo significativamente al rinnovamento della critica letteraria italiana.

Oltre alla sua attività critica, Russo svolse un ruolo attivo nella vita culturale italiana, dirigendo riviste come “Il Leonardo” e “La Nuova Italia”, e fondando nel 1946 la rivista “Belfagor”, che diresse fino alla sua morte. Fu anche direttore della collana “Scrittori d’Italia” per l’editore Laterza dal 1937 al 1958. Il legame di Russo con la sua terra natale rimase sempre forte. Nell’aprile del 1959, fece ritorno a Delia per l’ultima volta, accolto con grande affetto dalla comunità locale. Purtroppo, le sue condizioni di salute non gli permisero ulteriori visite. La figura di Luigi Russo rappresenta un punto di riferimento imprescindibile nella storia della critica letteraria italiana, grazie alla sua capacità di coniugare l’analisi estetica con una profonda comprensione del contesto storico e sociale degli autori studiati.

Stefano Vilardo, nato a Delia nel 1922 e scomparso a Palermo nel 2021, è stato un poeta e scrittore italiano di rilievo, particolarmente noto per la sua rappresentazione delle esperienze dell’emigrazione siciliana. Amico e compagno di scuola di Leonardo Sciascia, con il quale condivise interessi per il cinema e la letteratura americana, Vilardo ha esordito nel panorama letterario con la raccolta di poesie “I primi fuochi” nel 1954, seguita da “Il frutto più vero” nel 1960. La sua opera più celebre, “Tutti dicono Germania Germania” (1975), è una raccolta di poesie che dà voce alle sofferenze e alle speranze degli emigrati siciliani, riflettendo le difficoltà e le aspirazioni di coloro che lasciavano la propria terra in cerca di un futuro migliore. Oltre alla poesia, Vilardo si è cimentato nella narrativa con romanzi come “Una sorta di violenza” (1990) e “Uno stupido scherzo” (1997), entrambi editi da Sellerio.

La sua produzione letteraria comprende anche raccolte di racconti popolari siciliani, come “Il paese del giudizio” e “Il vespro” (1977), testimonianze preziose della cultura e delle tradizioni dell’isola.

Nonostante il valore delle sue opere, la figura di Stefano Vilardo rimane meno conosciuta rispetto ad altri autori contemporanei. La sua scrittura, profondamente radicata nella realtà siciliana, offre una prospettiva autentica sulle dinamiche sociali e culturali del Meridione, rendendolo una voce significativa nella letteratura italiana del XX secolo.

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