Agrigento

Coronavirus, “Io, venezuelana, preoccupata per la ‘mia’ Agrigento”

C’è preoccupazione tra i nostri connazionali in Venezuela per il dilagare dell’epidemia di coronavirus che sta raggiungendo numeri davvero angoscianti in Italia. Sono numerose le famiglie agrigentine emigrate in quella terra lontana fin dal dopoguerra in cerca di un futuro migliore. Ma come stanno, come vivono questa situazione vista da lontano? Cosa pensano?Lo abbiamo chiesto […]

Pubblicato 5 anni fa

C’è preoccupazione tra i nostri connazionali in Venezuela per il dilagare dell’epidemia di coronavirus che sta raggiungendo numeri davvero angoscianti in Italia. Sono numerose le famiglie agrigentine emigrate in quella terra lontana fin dal dopoguerra in cerca di un futuro migliore.

Ma come stanno, come vivono questa situazione vista da lontano? Cosa pensano?Lo abbiamo chiesto a Gabriela M.,venezuelana che vive a Los Teques, città di 300 mila abitati a pochi chilometri da Caracas, ma agrigentina d’azione grazie anche ad una bellissima storia d’amore con un nostro concittadino. Gabriela ci spiega come è la situazione in quel paese, popolato da numerosi emigrati, italiani, siciliani ed agrigentni.

“Qui – ci dice Gabriela – si registrano i primi casi di coronavirus, circa una cinquantina, e siamo molto preoccupati ma seguiamo attraverso i media quanto sta accadendo nel mondo. Personalmente – continua Gabriela – sono in ansia per i miei affetti più cari che vivono ad Agrigento, città che mi ha veramente adottata, ma anche per tutti gli agrigentini. Sento ogni giorno il mio compagno che mi aggiornata sulla situazione nella Città dei Templi.”

In Venezuela ci sono molti italiani e, anche nella mia azione, molta gente proviene dalla provincia di Agrigento e anche loro vivono un momento di forte apprensione per i propri cari. Alcuni li conosco personalmente e, sapendo il rapporto che ho con Agrigento, mi chiedono molto spesso aggiornamenti diretti”. “So che la maggior parte dei casi è al nord, soprattutto Lombardia, Veneto ed Emilia Romagna e che in Sicilia, almeno per il momento, i casi registrati sono in numero minore rispetto agli sconvolgenti numeri del settentrione. 

Per quanto riguarda il Venezuela spero che questo virus sia contenuto il più possibile. Il mondo della sanità qui è diverso dal vostro. Sotto questo punto di vista l’Italia è una delle eccellenze mentre da noi, per certi aspetti, la situazione è critica e, se il sistema privato potrebbe reggere, non so quello pubblico come possa affrontare il dilagare del virus. Qua la gente si arrangia e ha uno spirito allegro nonostante tutto, ma davvero quello che potrebbe accadere in Venezuela in caso di epidemia diffusa, come sta accadendo in Italia, è un’incognita che mi mette ansia.

Il presidente Maduro ha preso delle misure drastiche mettendo in quarantena tutto il paese e applicando restrizioni fortissime in tutto il Venezuela. Sono stati chiusi tutti gli uffici, le scuole, le banche operano solo on line, in giro non si può stare e ci sono i militari dell’Esercito dappertutto.
Se i militari trovano ragazzini minorenni per le strade, li portano in strutture per minori e denunciano i genitori.

Si sta applicando esattamente il “modello Cina”. Se ti fermano e sei in giro senza un giustificato motivo passi guai seri, puoi anche rischiare l’arresto. Hanno sbarrato le strade, non si può andare da una città all’altra e possono lavorare solo le persone che si occupano di alimentare e servizi essenziali, come luce, acqua, gas. Per salire sulla metropolitana deve avere un permesso scritto e soprattutto la mascherina. Per andare in farmacia devi avere la mascherina. Per andare a fare la spesa devi avere la mascherina altrimenti non entri. E poi invitano anche a non andare a fare la spesa in quanto il governo manda a casa il “Carnet de la patria” una sorta di scorta di beni di prima necessità, pasta, fagioli, farina di mais, e altri prodotti.

Le scuole sono state chiuse a tempo indeterminato. Io stessa che sono insegnante devo restare a casa fino a nuovo ordine. C’è stato un caso di coronavirus in un palazzo della mia città e i militari lo hanno circondato mettendo tutte le persone in quarantena obbligatoria. Nessuno può uscire se non dopo i tamponi che, tra l’altro, stanno facendo a tappeto. Il governo nazionale ha bloccato tutti i voli in entrata e in uscita. Ha posto in campo misure restrittive più forti rispetto a quelle dell’Italia.

Un grande aiuto sta arrivando dalla Cina, da sempre grande alleato del Venezuela. Sono arrivati medici, farmaci, mascherine. Ma anche da Cuba. I medici cubani, tra i migliori al mondo, sono giunti nei giorni scorsi nel mio paese (così come in Italia). I cinesi hanno anche mandato 320 mila tamponi. Il presidente Nicolàs Maduro ha intenzione di fare i tamponi a tutta la popolazione.”Sono preoccupata – conclude Gabriela – per quanto possa accadere nel mio paese e, al tempo stesso guardo con trepidazione quanto succede in Italia e, in particolare Agrigento, dove sono stata diverse volte e dove ho un pezzo del mio cuore. Sono certa però che ce la farete e quanto prima spero di poter tornare da voi, in quella che è un po’ anche la mia seconda patria. Forza Agrigento”.

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