Agrigento

Ecomafie, audizione Arma dei Carabinieri: “in Sicilia solo il 20% dei depuratori ha autorizzazione”

La Commissione parlamentare di inchiesta sulle attivita’ illecite connesse al ciclo dei rifiuti e su illeciti ambientali ha sentito il comandante della Legione dei Carabinieri Sicilia, generale Rosario Castello, il comandante del Gruppo Carabinieri tutela ambientale di Napoli, tenente colonnello Pasquale Starace, il tenente colonnello Andrea Li Volsi del Centro anticrimine natura dei Carabinieri di […]

Pubblicato 3 anni fa

La Commissione parlamentare di inchiesta sulle attivita’ illecite connesse al ciclo dei rifiuti e su illeciti ambientali ha sentito il comandante della Legione dei Carabinieri Sicilia, generale Rosario Castello, il comandante del Gruppo Carabinieri tutela ambientale di Napoli, tenente colonnello Pasquale Starace, il tenente colonnello Andrea Li Volsi del Centro anticrimine natura dei Carabinieri di Palermo, ed il tenente colonnello Vincenzo Castronovo del Centro anticrimine natura dei Carabinieri di Agrigento. Le audizioni rientrano nell’ambito dell’inchiesta della Commissione sulla depurazione delle acque reflue in Sicilia. Le persone ascoltate hanno riferito in merito alle criticita’ degli impianti di depurazione nelle aree di loro competenza e alle attivita’ investigative svolte per il contrasto all’illegalita’ su questo fronte. Il tenente colonnello Starace, in qualita’ di coordinatore dei gruppi Noe di tutto il Sud Italia, ha delineato alcune delle situazioni di irregolarita’ piu’ diffuse nell’ambito della depurazione: agglomerati senza fognature, impianti sotto dimensionati, gestori di depuratori che, per evitare la gestione dei fanghi, li smaltiscono scaricandoli nei corpi idrici.

“Nell’Isola ci sono impianti di depurazione in funzionamento tarati per portate di gran lunga inferiori agli abitanti”, ha spiegato il comandante del Gruppo carabinieri Tutela ambientale di Napoli Starace parlando soprattutto della situazione nelle province di Palermo, Trapani e Agrigento. “Impossibile poi sequestrare un depuratore e chiuderlo – ha aggiunto -, si farebbe un danno alla cittadinanza e alla gestione delle acque di scarico dei Comuni. Di solito gli impianti sequestrati vengono affidati agli stessi amministratori o agli stessi gestori con una serie di prescrizioni affinche’ mettano in atto tutte le misure per adeguarli”.

La commissione ha ascoltato anche il tenente colonnello Vincenzo Castronovo, del Centro anticrimine natura dei carabinieri di Agrigento, che ha riferito in merito alla situazione di Lampedusa dove il refluo veniva scaricato in mare dalla falesia. Secondo quanto riferito, a seguito di un’operazione dei carabinieri, l’impianto e’ stato posto sotto sequestro con facolta’ d’uso, sebbene non fosse mai entrato in funzione e risulti ora “in fase di adeguamento”. Secondo quanto dichiarato “al momento i reflui vengono scaricati in mare attraverso un bypass”. Castronovo ha poi riferito in merito ad alcuni accertamenti “preliminari” anche sulla gestione dei reflui a Linosa, mentre “diverse irregolarita’” sono emerse dai controlli sugli scarichi di frantoi e industrie ittico-conserviere.

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