Il telamone e la “querelle” tra l’assessore Samonà e il deputato Di Caro
“Non c’e’ alcuna anastilosi di una copia del Telamone. C’e’ solamente un deputato che diffonde fake news”. Lo ha detto all’AGI l’assessore ai Beni culturali, Alberto Samona’ , riferendosi ale polemiche sollevate dal deputato regionale del Movimento 5 Stelle, Giovanni Di Caro. Quest’ultimo ha presentato una interrogazione indicando che “sono stati aggiudicati i lavori, che […]
“Non c’e’ alcuna anastilosi di una copia del Telamone. C’e’ solamente un deputato che diffonde fake news”. Lo ha detto all’AGI l’assessore ai Beni culturali, Alberto Samona’ , riferendosi ale polemiche sollevate dal deputato regionale del Movimento 5 Stelle, Giovanni Di Caro. Quest’ultimo ha presentato una interrogazione indicando che “sono stati aggiudicati i lavori, che avranno un costo di 500.000 euro, di anastilosi, restauro e musealizzazione della copia del Telamone nella valle dei templi di Agrigento”.
In realta’ – emerge da una nota del direttore del Parco archeologico della Valle dei Templi, Roberto Sciarratta, all’assessorato ai Beni culturali – verra’ rimesso un altro Telamone, e costituito da parti originali. “Le notizie riportate di una qualche anastilosi (procedimento di ricostruzione di un bene culturale, ndr.) riguardante la collocazione in verticale della copia del Telamone presente nell’aera del tempio di Zeus – scrive Sciarratta – sono prive di alcun fondamento e non attengono ai lavori di cui si tratta”. Ovvero non si avra‘ “nessuna anastilosi riguardante la copia del Telamone ricostruito“, bensi’ “delle parti di Telamone ri-assemblati nel 2008 su rilievo di Heinz-Jurgen Beste dell’Istituto Archeologico di Roma tra l’altro scavati da Pirro Marconi negli anni ’20 abbastanza noti e conosciuti. Tra il 2005 e il 2008 – spiega Sciarratta – e’ stata condotta un’estesa campagna di studi e rilievi da parte dell’Istituto Archeologico Germanico di Roma, guidata da Heinz-Jurgen Beste, che ha portato a completare un nuovo rilievo sistematico dei resti dell’Olympieion e dei suoi importanti elementi architettonici. L’obiettivo dell’indagine scientifica mirava ad una ricostruzione attendibile delle architetture del tempio per rispondere cosi’ alle domande ancora aperte sulla base di un’approfondita analisi architettonica degli elementi costituenti”.
Sono stati localizzati “piu’ di 90 frammenti che, per dimensioni e forma, appartengono chiaramente alle sculture del tempio, tra cui blocchi provenienti da almeno otto diversi telamoni che sono stati temporaneamente assemblati e musealizzati all’interno del perimetro del tempio”. Il progetto vuole musealizzare “una serie di elementi architettonici e statuari particolarmente importanti presenti nell’area del tempio di Zeus, ultima esile testimonianza delle finiture del santuario“. In particolare: una serie di blocchi modanati, 5 in totale, che facevano parte del frontone e della trabeazione; due capitelli, una porzione di trabeazione (architrave e fregio) e cornice (geison); un telamone”. “Nascosti tra i ruderi del tempio di Giove Olimpico, di quello che Diodoro descrisse essere come una delle opere piu’ imponenti dell’antichita’ – continua Sciarratta – si trovano numerosissimi resti utili alla ricostruzione degli elementi architettonici piu’ singolari presenti nei templi di Akragas. Ci sono infatti piu’ telamoni che giacciono in pezzi tra i resti del piu’ grande tempio greco della Sicilia, in parte individuati gia’ da Pirro Marconi che negli anni ’20 del secolo scorso, scrive della sorte di questo illustre edificio, il piu’ famoso tra quelli di Agrigento, definendola come perlomeno “singolare”. I Greci chiamavano “Atlanti” i Telamoni, figure virili che sorreggevano trabeazioni o cornici. Atlanti, come il Titano che sorreggeva il cielo.
Il Telamone ricostruito sara’ posizionato nella zona a nordest del tempio, la stessa che i viaggiatori dell’Ottocento in Sicilia, disegnatori e studiosi, individuavano come il punto da cui il gigante emergeva dai ruderi.