Sicilia, inchiesta condizioni minori: Antimafia propone legge
Sulle condizioni di estremo disagio sociale in cui versano i minori delle aree periferiche delle citta' siciliane
La necessita’ di una legge regionale che raccolga e coordini le buone prassi esistenti; l’urgenza di dotarsi di un’anagrafe scolastica e di un piano dell’infanzia regionali; l’importanza di ricostituire la Commissione regionale per i problemi della devianza e della criminalita’; l’imprescindibile valorizzazione delle figure dei garanti locali. Sono alcuni dei suggerimenti della Commissione regionale Antimafia, presieduta da Claudio Fava, che ha approvato all’unanimita’ la relazione finale dell’inchiesta sulla condizione minorile in Sicilia, presentata in conferenza stampa a Palazzo dei Normanni. Presenti anche i commissari Roberta Schillaci, Rossana Cannata e Giuseppe Zitelli.
Otto mesi di lavoro, 65 audizioni dal luglio 2021 fino al febbraio scorso, durante i quali la Commissione ha cercato di dare una risposta alle preoccupazioni manifestate in piu’ occasioni da parte dei procuratori del Tribunale dei minori oltre che da operatori scolastici, socio-assistenziali, socio-sanitari e del terzo settore a fronte dei dati sempre piu’ allarmanti sulla dispersione scolastica in Sicilia e, piu’ in generale, sulle condizioni di estremo disagio sociale in cui versano i minori delle aree periferiche delle citta’ siciliane. Secondo uno studio della fondazione Openpolis, in collaborazione con l’impresa sociale “Coi bambini”, la Sicilia con il 19,4% della popolazione compresa tra i 18 e i 24 anni e’ al primo posto in Italia per dispersione scolastica. Attraverso le 106 pagine della relazione l’Antimafia ha evidenziato e analizzato le cause di questa vulnerabilita’ sociale: le incertezze amministrative e burocratiche nella risposta di sostegno, la perpetua carenza di risorse, la frammentarieta’ e la lentezza degli interventi, l’assenza di sinergia istituzionale, l’assenza di spazi di socialita’, l’insidia dei “modelli culturali” proposti dalla criminalita’ organizzata.
Proprio quest’ultimo punto rappresenta uno degli snodi dell’indagine svolta: “Se una ragazza problematica di una periferia palermitana – si legge nelle conclusioni della relazione – dovra’ aspettare dieci mesi per una visita psichiatrica, se 17 scuole di frontiera continueranno ad avere a disposizione un solo assistente sociale per migliaia di studenti, se palestre e campi sportivi resteranno chiusi perche’ i comuni non riescono a recuperare le cifre modeste che servono a renderli fruibili, se le scuole resteranno l’unico presidio isolato e malvisto, se le associazioni si vedranno chiudere i programmi di accompagnamento sociale per ragioni di bilancio e di burocrazia amministrativa rinunziando a dare continuita’ di intervento al loro lavoro… se questa restera’ la pubblica risposta per i quartieri in cui la condizione minorile e’ sinonimo di vulnerabilita’ e disagio, non stupiamoci quando mafie e criminalita’ avranno vita facile a reclutare, a trasformare adolescenti in carne da cannone”. Storie che sembrano giungere da un mondo lontano ma che appartengono alla cronaca quotidiana delle nostre citta’. Un racconto che la Commissione Antimafia ha raccolto sul campo, attraverso la testimonianza diretta di chi vive – da studente, da insegnante, da operatore sociale – la marginalita’ fisica di quartieri come Sperone, lo Zen, Librino, San Giorgio, Giostra. “E’ vero, l’ascensore sociale nelle periferie siciliane si e’ fermato ai piani alti – ha detto Fava – Ma si tratta di un esito che non puo’ essere accettato o, ancor peggio, passivamente subito. Di questi ragazzi ci saremo fatti davvero e definitivamente carico quando restituiremo a ciascuno di loro un diritto di cittadinanza pieno, progressivo, positivo. Non piu’ figli di un dio minore ma figli di tutti. Anzitutto nostri”.