Il paracco di Palma di Montechiaro, imputato in aula: “Mi indigno quando mi dicono che sono mafioso”
In questo filone processuale, che segue il rito ordinario, sono 13 gli imputati
È ripreso ieri mattina, davanti i giudici della prima sezione penale del tribunale di Agrigento presieduta da Alfonso Malato, il processo scaturito dall’inchiesta “Oro Bianco”, l’operazione dei carabinieri che ha fatto luce sul paracco di Palma di Montechiaro guidato dal boss Rosario Pace. In questo filone processuale, che segue il rito ordinario, sono 13 gli imputati: si tratta di Sarino Lo Vasco, 53 anni di Palma di Montechiaro; Vincenzo Curto, 40 anni di Canicattì; Vincenzo Fallea, 42 anni di Favara;Giuseppe Farini, 53 anni di Canicattì; Calogero “U russu” Monterosso, 37 anni di Palma di Montechiaro; Tommaso Vitanza, di Palma di Montechiaro; Roberto Alletto, 36 anni di Palma di Montechiaro; Vincenzo Bennardo, 43 anni di Favara; Salvatore Curto, 39 anni di Canicattì; Maurizio Licata, 55 anni di Licata; Rosario Meli, 37 anni di Palma di Montechiaro; Vincenzo Messina, 36 anni di Canicattì; Giovanni Pietro Scaccia, 52 anni di Canicattì.
Proprio uno degli imputati, Sarino Lo Vasco, collegato dal carcere di Voghera, ha voluto rendere dichiarazioni spontanee: “Mi indigno quando mi dicono che sono mafioso. Io sono sempre stato un buon figlio e un buon padre”. L’uomo è accusato di essere uno dei capodecina del clan. Intanto la requisitoria del pubblico ministero slitta perché è stata disposta l’audizione di due carabinieri che si sono occupati delle intercettazioni. Nello stralcio abbreviato sono già state disposte nove condanne per oltre un secolo di carcere e otto assoluzioni. L’inchiesta ha fatto luce sul cosiddetto paracco di Palma di Montechiaro, una cosca mafiosa indipendente da Cosa Nostra e Stidda, che avrebbe gestito un fiorente traffico di stupefacenti, infiltrato al consiglio comunale un proprio capodecina e tentato di mettere le mani sull’appalto del contratto di quartiere dal valore di due milioni di euro.