Agrigento

Agrigento e il turismo, che speranze ci sono?

In tanti si stanno chiedendo ma Agrigento è pronta ad affrontare questa grande sfida? Si arriverà preparati nel 2025?

Pubblicato 1 anno fa

Oltre 16 milioni di turisti in Sicilia durante il 2023, di questi 8 milioni sono stranieri. Tra le mete preferite oltre Catania, Palermo, Siracusa c’è anche Agrigento, con la sua meravigliosa Valle dei templi. La città è stata designata Capitale italiana della cultura 2025 e di cultura certo ne ha da vendere se pensiamo ai grandi scrittori che l’hanno attraversata come Pirandello, Camilleri, Sciascia, Tomasi di Lampedusa, Antonio Russello, e molti altri.

In tanti si stanno chiedendo ma Agrigento è pronta ad affrontare questa grande sfida? Si arriverà preparati nel 2025?

Sicuramente è una grande opportunità, e come tutte le grandi opportunità non va sprecata; ma è chiaro che i cittadini, guardano la città, guardano quello che succede intorno a loro, guardano le cose che non vanno, sperano in un cambiamento radicale, sperano che la città possa davvero splendere di luce propria, perchè è una città che ha tutte le carte in regole per lavorare col turismo 365 giorni l’anno e che, invece, riesce a registrare le presenze grazie a quel turismo di passaggio, cosiddetto mordi e fuggi.

“Di turismo si parla da anni, Agrigento, sebbene non le manchi nulla in termini di storia e clima, è incapace di creare quell’immagine da destinazione turistica in grado di destagionalizzare i flussi di visitatori.  Il rischio di farsi trovare impreparati in occasione di “Agrigento capitale italiana della cultura 2025” è forte”, dichiara Marco Falzone guida turistica. “Una consapevolezza questa, maturata da molti cittadini che, sul tema, hanno dato vita a diverse polemiche via social. Il motivo? La città è attualmente incapace di accogliere i forestieri come si deve, di creare quell’immagine da cartolina che possa aiutare il comparto turistico locale a non collassare sotto il peso della realtà odierna”, ha aggiunto Falzone.

Non vogliamo mostrare una cartolina brutta di Agrigento, ma dobbiamo dire che è indietro di gran lunga, e lo confermano i sacchetti della spazzatura abbandonati ai bordi della carreggiata, i marciapiedi pieni di erba, la presenza di buche in ogni strada, è una città piena di barriere architettoniche, i sottopassaggi di Piazza Stazione nel degrado, con i cancelli forzati, non utilizzati, senza prospettiva; è una città dove lo sport è dimenticato, se pensiamo ad una grande giavellottista come Giusy Parolino vincitrice di tante medaglie costretta ad allenarsi ad Enna, la pista di pattinaggio a San Leone abbandonata a sé stessa, tanti impianti sportivi ancora chiusi per mancanza di manutenzione o fondi, e ancora è una città soffocata dal traffico, priva di Ztl, e specie nei weekend vittima del parcheggio selvaggio, e a farne le spese molto spesso sono i disabili che trovano il loro spazio occupato da altre auto, questo perché un solo parcheggio come quello della Via Empedocle non basta. Potrebbe essere riqualificato il pluripiano di Piazzale Rosselli e invece è trasformato in dormitorio e discarica abusiva. E come non citare il Parco Icori, struttura incompleta, con grandi spazi all’aperto e un grande anfiteatro che potrebbe essere usato, specie nella stagione estiva, per delle rappresentazioni teatrali sopra un cielo pieno di stelle.

Cosa si deve fare per cambiare tutto questo?

“Per far si che le cose cambino necessitano persone, idee e consapevolezze nuove. Dobbiamo lasciare il passato alle spalle per cominciare a fornire di servizi adeguati i luoghi in cui viviamo”, continua Marco Falzone. “Bisogna tirar fuori gli agrigentini dal loro eterno letargo sociale, civico e culturale. Costruire il futuro partendo dagli errori del presente e dalla consapevolezza che bisogna essere più veloci e pronti ad intercettare i cambiamenti per farli propri”, ha concluso.

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