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Il fortino della droga nel Bronx di Licata, chieste altre 5 condanne 

L’operazione di polizia che smantellò un cartello della droga con epicentro nel quartiere Bronx di Licata

Pubblicato 6 ore fa

La Direzione distrettuale antimafia di Palermo ha avanzato la richiesta di condanna nei confronti di cinque imputati coinvolti in uno dei tronconi processuali scaturiti dall’inchiesta Hybris, l’operazione di polizia che smantellò un presunto cartello della droga con epicentro nel quartiere Bronx di Licata. 

Il pm Federica La Chioma ha chiesto, in particolare, 20 anni di reclusione nei confronti di Antonietta Casaccio, 42 anni; 16 anni di reclusione per Fabio Della Rossa, 39 anni; 13 anni di reclusione per Fabrizio Truisi, 40 anni; 6 anni di reclusione per Francesco Cavaleri, 44 anni. Infine sono stati proposti 2 anni di reclusione per Salvatore Giuseppe Cavaleri, 25 anni. Quest’ultimo non è coinvolti in fatti di droga ma in una vicenda di minacce ad un confinante. 

Il processo è in corso davanti i giudici della prima sezione del tribunale di Agrigento, presieduta da Alfonso Malato. La parola passa agli avvocati per le arringhe. Si torna in aula il 19 giugno. L’operazione Hybris, che nel febbraio 2023 culminò con l’arresto di 25 persone, ha portato alla luce l’esistenza e la piena operatività di un gruppo criminale dedito all’importazione, al trasporto e alla vendita di ingenti quantitativi di cocaina. La base operativa dell’associazione è il Bronx di Licata. 

Un intero quartiere che sembrava inespugnabile ma che invece è stato letteralmente scardinato da un’intensa attività investigativa durata quasi un anno e mezzo. Perché a controllare e monitorare ciò che avveniva nel quartiere non erano soltanto i poliziotti ma anche gli stessi indagati. Il gruppo, capeggiato e diretto da Michele Cavaleri, già condannato a 20 anni nello stralcio abbreviato, aveva infatti allestito un vero e proprio servizio di vigilanza sul territorio: telecamere installate nei vari punti di accesso oltre a vedette e sentinelle pronte a far scattare l’allarme all’eventuale arrivo delle forze dell’ordine. E durante le indagini è emerso come il sodalizio controllasse, ad esempio, gli spostamenti delle pattuglie arrivando anche a contare le automobili e ipotizzare un blitz.

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