Mafia, depositate perizie nel processo a carico del medico di Messina Denaro
Il dottore viene processato con l'accusa di concorso esterno in associazione mafiosa e falso in atti pubblici
Hanno depositato le loro relazioni i due periti nominati dal tribunale di Marsala lo scorso 28 maggio per sciogliere alcuni dubbi sul certificato di sana e robusta costituzione per l’accesso agli impianti sportivi rilasciato il 7 luglio 2021 ad Andrea Bonafede, dal dottor Alfonso Tumbarello, ex medico di base di Campobello di Mazara. Il dottore viene processato con l’accusa di concorso esterno in associazione mafiosa e falso in atti pubblici per avere redatto numerosi certificati medici a nome di “Bonafede Andrea”, nome usato dal latitante, per consentire al boss Matteo Messina Denaro di potersi curare con una falsa identità.
I due periti nominati sono Francesco Ventura, direttore dell’ufficio di medicina legale di Genova, e l’ingegnere Andrea Chiaiso, anch’egli del capoluogo ligure. Ad entrambi il tribunale aveva concesso 60 giorni di tempo per svolgere il loro compito. Questo pomeriggio, dovevano essere ascoltati in aula, ma i giudici hanno rinviato all’1 ottobre per dare tempo ad accusa e difesa di esaminare le relazioni, circa 300 pagine depositate ieri in cancelleria. Al perito informatico il tribunale ha chiesto di stabilire se la ricetta ritrovata dai carabinieri del Ros sul pc fosse stata mai stampata.
L’imputato si è difeso sostenendo che sarebbe stata redatta per errore, dunque alla base ci sarebbe un equivoco, perché non sarebbe mai uscita dallo studio. La perizia del medico legale è diretta, invece, a capire se un malato di tumore potesse essere definito di “sana e robusta costituzione”, perché lo stesso Tumbarello, sul finire del 2020, aveva rilasciato una serie di certificazioni mediche e di prescrizioni di accertamenti diagnostici allo stesso Andrea Bonafede. Ma in quel caso si sarebbe trattato di Messina Denaro, che combatteva la battaglia, poi persa, contro un tumore al colon. Secondo il pm della Dda Gianluca De Leo, che per Tumbarello ha chiesto 18 anni di carcere, delle due l’una: la grave malattia e la sana e robusta costituzione sarebbero incompatibili. I giudici vogliono capire se ci sono state eventuali alterazioni e modifiche al certificato. A difendere Tumbarello sono gli avvocati Gioacchino Sbacchi e Giuseppe Pantaleo.