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L’appello dei familiari di Marianna: “Non fermate le ricerche, vogliamo certezze su dove piangere”

I familiari di Marianna Bello parlano per la prima volta pubblicamente: chiedono che le ricerche continuino, per dare degna sepoltura alla donna, e annunciano un esposto in Procura per accertare eventuali responsabilità

Pubblicato 2 ore fa



I familiari di Marianna Bello, la ragazza dispersa dopo essere stata inghiottita da acqua e fango durante l’alluvione che ha colpito Favara lo scorso uno ottobre, rompono il silenzio e decidono di parlare per la prima volta pubblicamente. La sorella ed il marito di Marianna, accompagnati dall’avvocato Salvatore Cusumano che li rappresenta, sono comparsi davanti i giornalisti e hanno lanciato un appello alle Istituzioni: “Chiediamo che le ricerche proseguano affinché si possa dare una degna sepoltura a Marianna e permettere così ai figli di piangere e pregare in un luogo certo e degno”.

L’avvocato Cusumano, per conto dei familiari, ha voluto ringraziare tutti coloro i quali non si sono risparmiati in quasi venti giorni di ricerche: il Prefetto di Agrigento, le forze dell’ordine, i vigili del fuoco, il sindaco, l’Aica per avere messo a disposizione i mezzi ma anche la comunità religiosa e l’Asp di Agrigento per il supporto ai parenti e soprattutto ai figli della donna. “Abbiamo appreso che le ricerche verranno interrotte al ventesimo giorno dalla scomparsa – dice il legale dei familiari – ma noi sollecitiamo la prosecuzione delle operazioni facendo anche un appello al Presidente della Repubblica e alle più alte cariche dello Stato. C’è un precedente in provincia di Agrigento dove le ricerche sono andate oltre i venti giorni.”

L’avvocato Cusumano annuncia anche che i familiari – dopo la conclusione delle ricerche e nella speranza di riavere il corpo di Marianna – presenteranno un esposto alla Procura di Agrigento per accertare eventuali responsabilità: “Crediamo sia fondamentale questo passaggio e capire se quel giorno l’allerta meteo doveva essere gialla piuttosto che rossa, e dunque capire se ci sono state responsabilità della protezione civile, e accertare soprattutto se negli anni il convogliatore delle acque sia stato oggetto di manutenzione a regola d’arte perchè riteniamo che se così fosse stato a quest’ora non saremmo ancora a cercare Marianna.” Infine un pensiero è stato rivolto alle forze dell’ordine che da 18 giorni cercano incessantemente la donna: “Le ringraziamo non soltanto per il loro operato durante il servizio ma perché hanno dato un contributo alla famiglia a rendere meno ansiose le giornate.”

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