Morto Athos Collura, il “guitto psichedelico”
Collura, nato a Grotte nel 1940, era molto più di un artista: era un uomo che ha attraversato oltre mezzo secolo di arte italiana con coerenza e coraggio
Athos Collura, pittore, scenografo e intellettuale visionario, è morto nella sua casa di Milano all’età d 85 anni. Da tempo lottava con una malattia che non gli aveva però mai impedito di continuare a creare e a sognare. Collura era molto più di un artista: era un uomo che ha attraversato oltre mezzo secolo di arte italiana con coerenza e coraggio, spaziando dal teatro al collage, dalla pittura figurativa alla sperimentazione più estrema, fino a diventare uno dei primi interpreti del movimento psichedelico in Italia.
Celebre la sua Stanza dei Pavoni (1971-72), un ambiente interamente dipinto, immersivo, allucinato, che gli valse l’appellativo di “guitto psichedelico”. Ma dietro l’estro, la lucidità di un pensiero critico sempre in anticipo sul tempo. Nato a Grotte (Agrigento) nel 1940, Collura aveva studiato arte a Palermo prima di trasferirsi a Milano nel 1961, dove ha vissuto e operato per tutta la vita.
Negli anni Settanta aderisce alla corrente “Controliberty”, sua personale rivisitazione del Déco con taglio ironico e critico, per poi approdare a un surrealismo maturo e a una metafisica personale che caratterizzeranno tutta la sua produzione dagli anni Ottanta in poi. Fino all’ultimo ha continuato a indagare i rapporti tra sogno e realtà, tra memoria e presente, tra simbolo e corpo. Oltre 45 mostre personali, decine di collettive, opere conservate nei principali musei italiani ed europei – tra cui il Museo Civico d’Arte Moderna di Milano e il Museo di Arte Contemporanea di Salisburgo – testimoniano una carriera intensa, ma mai scontata. Accanto all’artista, il figlio devoto: tutta la sua vita è stata segnata dal profondo legame con il padre, Renzo Collura (1920-1989), anch’egli pittore di fama internazionale.
In suo onore, Athos ha combattuto una battaglia lunga più di vent’anni per la realizzazione a Grotte di un Museo Civico di Arte Moderna e Contemporanea che portasse il nome del genitore. Aveva promesso al Comune la donazione di un ampio corpus di opere, per farne un polo culturale permanente. Ma l’iter, rallentato da burocrazia e ritardi amministrativi, non è mai giunto a compimento.




