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Cuffaro e quei 25mila euro dell’imprenditore, no all’arresto di Vetro: “Allo stato non c’è corruzione”

Rigettata la richiesta di arresto dell’imprenditore di Favara. Per il giudice "allo stato" non c’è prova della corruzione e i soldi consegnati al politico sarebbero “verosimilmente una mediazione illecita onerosa”

Pubblicato 8 minuti fa

Il gip del tribunale di Palermo, Carmen Salustro, ha rigettato la richiesta di arresti domiciliari confronti di Alessandro Vetro, imprenditore di Favara, coinvolto nell’inchiesta sul “sistema” Cuffaro per una ipotesi di corruzione. Vetro, difeso dall’avvocato Giuseppe Barba, è accusato in particolare di avere consegnato 25mila euro all’ex presidente della Regione per “ammorbidire il direttore del Consorzio di Bonifica, Giovanni Tomasino, in vista di futuri appalti dell’Ente da lui diretto. Nella vicenda è coinvolto anche il deputato regionale Carmelo Pace, difeso dall’avvocato Lillo Fiorello, che, secondo l’ipotesi degli inquirenti, avrebbe fatto da tramite. La procura di Palermo aveva chiesto per Vetro non soltanto la misura dei domiciliari ma anche il sequestro della somma ritenuta la “mazzetta” dell’accordo corruttivo

Il giudice, tuttavia, ha deciso di non condividere l’ipotesi accusatoria spiegandone i motivi:Non può trascurarsi che, per quanto riportato nell’informativa e per quanto documentato dalla difesa, in realtà non vi è prova della partecipazione da parte di Vetro, con le sue imprese, ad alcuno dei bandi pubblicati dal Consorzio né prima né dopo la conversazione in esame.” 

Per il giudice il fatto che Pace avesse riferito a Cuffaro che avrebbe voluto che Tomasino conoscesse Vetro quella mattina è un “dato certamente indiziante ma non connotato da quel grado di gravità in questa sede necessariamente richiesto” e che dunque “si ritiene di dover concludere almeno allo stato, che gli elementi investigativi raccolti non risultano sufficienti a comprovare, sia pure nei limiti della probatio minor, l’assunto accusatorio né quanto alla ricostruzione di gravi indizi rispetto all’esistenza di un pactum sceleris tra il pubblico ufficiale e l’imprenditore.”

Il passaggio chiave per la procura di Palermo avviene il 24 aprile 2024. Cuffaro riceve a casa l’imprenditore Vetro. Per gli inquirenti avviene la consegna di 25mila euro e le cimici registrano alcune battute tra i due. La circostanza dei soldi non viene esclusa neppure dal gip Salustro che sul punto scrive:  “Dall’esame del compendio indiziario appare più verosimile che il denaro consegnato da Vetro a Cuffaro fosse il prezzo di una mediazione illecita onerosa che questi avrebbe potuto eventualmente porre in essere, sfruttando la conoscenza con il pubblico ufficiale Tomasino o con altro pubblico ufficiale, al fine di indurlo a operare in favore e a vantaggio dell’imprenditore Vetro.” Il giudice, nel rigettare la richiesta di applicazione dei domiciliari, chiosa: “La mera consegna del denaro da parte di Vetro a Cuffaro “sganciata” da ulteriori elementi comprovanti l’esistenza di un pactum sceleris non può reputarsi “prezzo” dello stesso.”

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