Legami, interessi e potere: ecco la Suburra di Agrigento
Le inchieste raccontano sempre più come, nel buio, si muova un "anti-Stato" diffuso e previcacemente ancorato alla gola di una città che muore lentamente
Uno stagno putrido, un luogo in cui la legge è un problema da aggirare, in cui lo Stato va sostituito con una forma di controllo del territorio parimenti solida ma di segno totalmente contrario. Una Suburra, una sorta di mondo parallelo dove la ragione è solo del forte o del furbo. Un “anti-Stato”, per citare l’informativa dei carabinieri che accompagna l’inchiesta sui clan di Villaseta, che è sotto la pelle della città in cui viviamo.
Una realtà sotterranea, invisibile ai non addetti ai lavori, di cui si intravedono solo le sottili linee che ne uniscono i vari protagonisti e comprimari: personaggi più o meno pubblici, faccendieri, imprenditori “furbi”, politici fin troppo a loro agio a discutere di appalti, affidamenti, “ricompense” con soggetti controindicati. E poi i posti di lavoro, spesso precari, usati come mezzo di scambio per ottenere consenso, per affermare il potere, per comprare le persone e a volte per ricevere sesso, altra merce di scambio che, in alcuni casi, diventa mezzo di ricatto e potere. Una sorta di microcosmo dentro cui alcuni si muovono con grande naturalezza, sapendo perfettamente da chi andare, come muoversi, quali leve utilizzare.
Le numerose inchieste che stanno guardando ai raggi x il potere politico e quello mafioso della provincia di Agrigento, al netto da quale esito avranno in tribunale, hanno lo straordinario merito di aver iniziato a grattare sotto la superficie del quotidiano, mettendo in luce dinamiche, amicizie, relazioni e soprattutto presenze sempre in primo piano, in prima fila, in ogni vicenda che sappia anche lontanamente di marcio pure quando queste non hanno un rilievo penale.
Il lavoro degli inquirenti non è probabilmente finito, ma forse farebbero bene a guardarsi le spalle i tanti attori di questa tragedia: pregiudicati, faccendieri, contestatori a “gettone”, politicanti di basso rango. Tanti volti, sempre gli stessi, impegnati con ruoli sempre variabili nelle vicende di questa città da qualche decennio, con rapporti che mutano in base all’obiettivo del momento: si recita a soggetto, in base a cosa viene deciso dal regista di turno.
Un olezzo di fondo che pervade l’aria di una città bella e difficile, e che ormai non si riesce quasi più a percepire perché è da troppo tempo l’unico odore che si avverte.




