31 anni fa la mafia uccideva Livatino: testimonianza di amore verso la legalità
Il ricordo presso la stele del giudice sulla statale 640
31 anni fa, la Mafia uccideva il Giudice Rosario Livatino. Definito giudice ‘ragazzino’ per la sua giovane eta’ e per il coraggio misto ad una esperienza davvero inusuale a dispetto dell’eta’, la sua storia e’ stata e rimane ancora una testimonianza di impegno civico, di aderenza ai valori della Costituzione, di profondo amore verso la legalita’.
Oggi come da tradizione prima è stata celebrata una messa a Canicattì e poi presso la stele dedicata al magistrato beato si è svolto il momento di ricordo delle autorità.
“La luce di Livatino continua a brillare, continua ad essere un monito per tutti quelli che hanno un ruolo in questa società, dice Don Giuseppe Livatino postulatore del processo di beatificazione di Rosario Livatino. Questa è la vita della giustizia, della verità, e anche della misericordia. Livatino ha dimostrato di essere un vero profeta”.
Sul luogo dell’assassinio del giudice Livatino, era presente per la prima volta anche Vincenzo Agostino, padre dell’agente Nino ucciso, insieme alla mogie Ida Castelluccio, nel 1989 dalla mafia.
“Noi dobbiamo cercare oggi non più chi ha ucciso Rosario o mio figlio Nino ma dobbiamo cercare chi sono i “pupara”, chi manovra questi fili in modo che queste nuove generazione possano respirare un’aria nuova”, ha dichiarato Vincenzo Agostino.