Agrigento

Non più favole turistiche, si spera

Conversazioni nella “Sicilia agrigentina”

Pubblicato 2 anni fa

Dopo il “perché” di Grandangolo sulla prolungata chiusura della casa natale di Pirandello si registra una raffica di altri “perché”. Ma le risposte sono ancora latitanti.

“Abbiamo avuto il merito di avere affrontato nei termini propositivi e di assoluta lealtà il problema relativo alla chiusura della casa natale di Luigi Pirandello e della chiusura del cancelletto del vialetto che porta alla rozza pietra dove sono custodite le ceneri del grande scrittore. I luoghi pirandelliani costituiscono una delle tappe per i forestieri che visitano la nostra città. L’Ente appaltante avrebbe dovuto, trattandosi di luogo rilevante sul piano ricettivo e strategico, inserire nel capitolato d’appalto un premio per la consegna dei lavori entro la stagione estiva. Purtroppo la situazione è sotto gli occhi di tutti con grave danno all’immagine turistica e culturale della città. Occorre con urgenza rilanciare la questione alla luce delle notizie che la gestione dei luoghi passerebbe dall’ Ente Parco alla Soprintendenza. E qui bisogna affermare con forza che il cambio di gestione creerebbe tanti problemi. Il primo in assoluto è quello che mentre il Parco è preposto istituzionalmente alla promozione quello della Soprintendenza è solo rivolto alla prevenzione. Politiche contrastanti. E poi c’è da chiedersi quale futuro avrà nel cambio della gestione la Biblioteca di via Imera, nata nel 1986 in occasione del cinquantesimo della nascita di Luigi Pirandello. Attorno alla chiusura si nascondono progetti a noi sconosciuti. Staremo a vedere”.

Ritieni che influenzeranno le elezioni siciliane i risultati “centro nordisti” o “dell’altra Italia”?

“I risultati hanno dimostrato una forte ripresa del Centro sinistra e soprattutto del Pd. La destra sovranista’ viene sconfitta proprio in quelle aree del Paese dove tutt’ora governa. Il risultato della Regione Calabria che vede nientemeno Forza Italia come il maggior partito mentre è in caduta libera in tutto il Paese, è la riprova che non si vuole cambiare abitudine. Un risultato quello della Calabria (terra borbonica) che piace farsi dondolare dal detto gattopardesco ovvero cambiare tutto per non cambiare niente. Questo dato a mio avviso sarà al centro delle prossime elezioni in Sicilia. Una Sicilia anch’essa borbonica che non ama purtroppo tanto il nuovo vento che soffia a Milano, Bologna, Napoli. Mi auguro di essere smentito dai risultati.  Ci credo poco. Comunque staremo a vedere”.

Hai notizia se i dati dell’Istat e dell’antimafia agrigentina  abbiano provocato una qualche analisi all’interno delle coalizioni amministrative e dei partiti (o di ciò che resta di loro)?  

“I partiti oggi sono molto più cauti. La selezione della classe politica e dei candidati nelle varie liste è di loro interesse per non cadere poi nei severi controlli da parte della Commissione parlamentare antimafia. Gli impresentabili sono immediatamente individuati e questo con grave nocumento per i partiti proponenti. Tuttavia non sempre si riesce ad individuare detti soggetti nella prima fase se non dopo in corso d’opera sulla base di atti e  comportamenti mafiosi. La prudenza  dovrà essere alla base dei partiti che credono nella legalità e nella giustizia”.

In merito, qualcuno ha chiesto alla prefetto Cocciufa di fare nomi. Ritengo che da queste situazioni recidive sul nostro territorio nessuno si possa chiamare fuori.

“Quanto detto dalla prefetto Cocciufa costituisce un buon elemento per affrontare il contenuto delle stesse affermazioni. Il rappresentante del Governo con grande lucidità ha esposto, basandosi sulla sua competenza ed esperienza, una realtà a tutti nota. Lo ha detto senza alcuna edulcorazione tanto cara alla politica, animata soltanto di rappresentare una realtà e nel contempo scuotere le comunità avvinte dall’immobilismo, dall’opacità, dal silenzio che a volte è complice della proliferazione di atti, comportamenti non conformi spesso alle disposizioni di legge. Se qualcuno non ha gradito le sue riflessioni potrebbe dire apertamente il contrario ed elencare possibilmente le cose ben fatte e presenti nel territorio. E qui mi vengono in mente i professionisti dell’antimafia quando aggredirono verbalmente Leonardo Sciascia. Il passato è sempre presente. Ciascuno a suo modo”.

Dietro la prassi delle parole inglesi (Destination management organisation) Distretti e consorzi ripetono (e giustamente programmano)   le  teorie e le retoriche amabilissime che ci ripetiamo da anni sul turismo. Tra l’altro ritroviamo altra  gente che in passato  non si è molto esposta né per l’aeroporto, né contro  la “bomba” rigassificatore a Porto Empedocle, né per i giusti salari.  Come  agevolazioni di sceneggiatura andrebbe bene  ma sarà meglio vedere il film girato dal “cerchio magico”.

“ In un precedente incontro abbiamo parlato dei limiti dei distretti turistici creati appositamente per promuovere le politiche di intrattenimento in favore del territorio. I distretti si muovono nella misura dell’intervento pubblico senza il quale essi vivono una vita grama. Si sono creati all’indomani di una politica opaca della Regione siciliana che in un sol colpo ha azzerato gli enti e le aziende turistiche, lasciando sul campo le Proloco che vivono  all’ombra degli enti locali. I distretti per incidere devono darsi strutture autonome dai flussi pubblici e creare una programmazione di ampio respiro. Purtroppo ancora oggi il loro vagito si basa solo sul contributo pubblico. Noi auspichiamo che i Distretti affrontino le realtà con l’associazionismo aperto sia al pubblico ma anche alle associazioni culturali e alle realtà produttive della città e della provincia (albergatori, agenzie di viaggio, ristoratori, trasporti, guide turistiche, commercianti, artigiani ecc). La Regione siciliana ha il dovere di costituire, in proprio, Distretti turistici, per farne punto di riferimento della promozione turistica”.

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