Agrigento

Agrigento, inchiesta “Ponos” sul caporalato, Patronaggio: “Lotta a sfruttatori ostacolata da omertà” (vd)

“La nuova normativa sul caporalato non ha dato i risultati che il governo e il parlamento si aspettavano. I motivi? L’omertà in primo luogo, le organizzazioni criminali lucrano sul lavoro nero e chi gestisce questi giri ha la consapevolezza di non andare incontro a denunce ed esposti”. Lo ha detto il procuratore di Agrigento, Luigi […]

Pubblicato 4 anni fa

“La
nuova normativa sul caporalato non ha dato i risultati che il governo e il
parlamento si aspettavano. I motivi? L’omertà in primo luogo, le organizzazioni
criminali lucrano sul lavoro nero e chi gestisce questi giri ha la
consapevolezza di non andare incontro a denunce ed esposti”.

Lo
ha detto il procuratore di Agrigento, Luigi Patronaggio, commentando gli
sviluppi dell’operazione “Ponos” che ha fatto scattare otto fermi,
eseguiti dai carabinieri, nell’ambito di un’indagine su un vasto giro di
caporalato che avrebbe portato a guadagni illeciti per circa un milione di
euro.

“Per sfruttare il lavoro nero aggiunge Patronaggio che ha coordinato l’inchiesta insieme al pm Gloria Andreoli – bisogna avere le spalle larghe, sapere che nessuno ti denuncerà o presenterà esposti. Il lavoro nero colpisce in prima battuta gli extracomunitari ma non solo. Danneggia anche gli italiani che faticano a ritagliarsi uno spazio lavorativo dignitoso e, in generale, rappresenta un grave danno per l’economia”.

Otto fermi sono stati eseguiti alle prime luci dell’alba: Veronica Cicokova e la madre residenti a Campobello di Licata. Agivano con il palmese Rosario Ninfosì, Emiliano Lombardino di Porto Empedocle; Rosario Vasile di Campobello di Licata, Giovanni Gurreri di Agrigento e Nicola Stan rumeno residente a Campobello .

“Questa
operazione – commenta il comandante provinciale, il colonnello Giovanni
Pellegrino – ha rappresentato un grande esempio di cooperazione fra i reparti
dell’Arma dei carabinieri. Abbiamo iniziato a seguire alcuni furgoni, carichi
di braccianti agricoli schiavizzati, che venivano trasportati nelle campagne
dell’Agrigentino. Abbiamo disarticolato una vera e propria organizzazione
criminale che sfruttava tutto il giorno gli agricoltori in condizioni di vera e
propria schiavitù”.

Alla conferenza stampa ha partecipato anche il tenente colonnello Pierluigi Buonuomo, comandante del Nucleo Ispettorato del lavoro. “Era stato messo in piedi – dice – un vero e proprio centro per l’impiego con un una struttura organizzativa che, in maniera illegale e violando ogni legge in materia, reclutava forza lavoro”.

Le indagini hanno accertato che in alcuni casi sono state caricate anche 40 persone su un unico furgone. I carabinieri hanno inoltre accertato che ogni lavoratore costava circa 42 euro al giorno, ma riceveva una paga corrispondente a meno di 3 euro l’ora, molto al di sotto del limite minimo retributivo previsto dal contratto provinciale del lavoro. Nei campi, le condizioni di lavoro erano strazianti: braccianti costretti a stare in piedi per ore, a sgrappolare l’uva o a raccogliere le pesche, senza poter fare pause o riposarsi, non potendosi sedere nemmeno su una cassetta di frutta. Non avevano a disposizione alcun dispositivo di protezione ed erano esposti al forte caldo e all’umidita’ delle serre e alla pioggia battente senza poter trovare riparo, lavorando fra le 10 e le 12 ore al giorno, 7 giorni su 7, festivi compresi, costantemente intimoriti e controllati dai caporali. Il giro d’affari, in termini di guadagno dell’organizzazione e di risparmi illecitamente ottenuti dai committenti in relazione ai mancati versamenti previdenziali ed altro, e’ stato stimato in circa un milione di euro a stagione. Tutti gli indagati dovranno ora rispondere, a vario titolo, di associazione per delinquere finalizzata alla illecita intermediazione ed allo sfruttamento del lavoro, nonche’ di violazione delle disposizioni contro l’immigrazione clandestina.

Le interviste al Procuratore Patronaggio, al Colonnello Pellegrino e al Tenente Colonnello Buonuomo

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