Agrigento

Appalti e mazzette, il Gip “Compromessa la legalità amministrativa”

Il Giudice, tuttavia, non ha ritenuto sussistenti gravi indizi di colpevolezza degli odierni indagati con riguardo al reato di associazione per delinquere

Pubblicato 4 settimane fa

Come è noto, il Gip del Tribunale di Agrigento, Giuseppa Zampino non ha convalidato gli arresti eseguiti negli scorsi giorni dal personale della Squadra mobile di Agrigento nell’ambito di una inchiesta che ipotizza un giro di tangenti e appalti pilotati condotta dalla Procura della Repubblica di Agrigento. 

Il giudice ha però deciso di adottare comunque misure cautelari per tutti gli indagati. In particolare: ai domiciliari finiscono gli imprenditori Luigi Sutera Sardo 68 anni, ex consigliere provinciale ed ex assessore del comune di Favara e Dino Caramazza, 44 anni, entrambi di Favara. Disposto l’obbligo di dimora, invece, per le favaresi Federica Caramazza 36 anni e la madre Carmela Moscato, 65 anni. Tutti erano stati arrestati con l’accusa di associazione a delinquere, corruzione e turbata libertà degli incanti. La sola Caramazza è indagata per ricettazione.

La decisione del Gip Zampino arriva dopo la richiesta della Procura – con il procuratore capo Giovanni Di Leo e il sostituto Rita Barbieri – di convalidare il provvedimento.

Nelle scorse ore, invece, è tornato in libertà il super-dirigente Sebastiano Alesci, 67 anni, ritenuto uno dei protagonisti principali, insieme ad un indagato di cui non è stata rivelata l’identità, dell’intera inchiesta. La Procura di Gela, competente poiché l’arresto è avvenuto a Butera, non ha convalidato l’arresto ritenendo insussistenti gli elementi a base della flagranza di reato.

Adesso è possibile sapere le ragioni per le quali il Gip ha adottato l’odierno provvedimento che è stato già notificato agli interessati che hanno così lasciato il carcere di Agrigento.

Tra gli appalti “pilotati” grazie al pagamento di tangenti ci sarebbero – secondo la Procura di Agrigento – i lavori di manutenzione straordinaria della strada provinciale 19 Salaparuta-Santa Margherita Belice ma anche la riqualificazione e la ristrutturazione dello stadio “Dino Liotta” di Licata, nonchè i lavori di ristrutturazione ed automazione per l’ottimizzazione della rete idrica del Comune di Agrigento, primo stralcio) con stazione appaltante Aica per un valore di oltre 37 milioni di euro. Il primo appalto sospetto quello della strada provinciale 19 Salaparuta – Santa Margherita Belice si è rivelato determinante per l’emissione dei provvedimenti cautelari.

Ed infatti, il Gip, tra le altre cose, scrive: “Agli odierni indagati, Maurizio Giuseppe Falzone, Diego e Federica, Luigi Sutera Sardo e Carmela Moscato quali corruttori di Maurizio Giuseppe Falzone, 63 anni, di Licata, pubblico ufficiale in quanto dirigente del settore lavori pubblici del Libero consorzio comunale di Trapani e presidente della commissione aggiudicatrice della gara d’appalto in questione, e di Sebastiano Alesci, intermediario con gli odierni indagati, al fine di garantirgli l’aggiudicazione della gara d’appalto, è contestato il reato di cui aver promesso e parzialmente dato una somma di denaro contante (destinata al Falzone) non inferiore a euro 135.000,00, custodito nell’abitazione della Moscato e consegnato, per il tramite di Federica Caramazza al fratello Diego in più tranche contanti e da questi all’Alesci e dal Sutera, che – dopo averlo ricevuto dai Caramazza provvedevano a consegnarlo al Falzone. Ebbene, emergono gravi indizi di colpevolezza a carico degli odierni indagati in relazione alla fattispecie delittuosa in esame. Effettuando una valutazione critica delle risultanze investigative assunte, la condotta posta in essere dagli odierni indagati integra il reato di corruzione per un atto contrario ai doveri d’ufficio in relazione alla gara d’appalto indetta dal Libero consorzio comunale di Trapani, con scadenza fissata al 12 dicembre 2024 alle ore 12:00.

Il comportamento dei soggetti coinvolti appare preordinato e consapevole, caratterizzato da una pianificazione dettagliata dell’atto corruttivo, una ripartizione dei ruoli (Caramazza finanzia, Sutera media, Alesci riceve) e il coinvolgimento familiare di Federica Caramazza, che partecipa attivamente.

Tali condotte sono emblematiche di un sistema clientelare e opaco, in cui la competizione tra imprese viene sostituita da accordi illeciti finalizzati ad assicurarsi l’aggiudicazione e ciò in danno della concorrenza, della qualità dei lavori pubblici e della fiducia nelle istituzioni. Le stesse configurano una grave compromissione della legalità amministrativa, idonea a minare il principio di trasparenza e imparzialità nell’affidamento dei contrarti pubblici. Per l’effetto deve ritenersi integrato il reato oggetto dell’incolpazione, posto che il pubblico ufficiale Maurizio Giuseppe Falzone, nella qualità di presidente della Commissione giudicatrice, riceve (o comunque accetta la promessa) di una somma di  20.000 euro al fine di alterare l’equilibrio del giudizio tecnico nella valutazione dell’offerta presentata dalla Edilroad dei Caramazza.

La somma promessa e consegnata ha natura dli corrispettivo per un atto contrario ai doveri d’ufficio, come tale configurante il reato di corruzione, trattandosi di lavori pubblici, con l’aggravante per reati commessi in relazione a contratti di particolare rilevanza economica”.

Per il Gip emergono gravi indizi di colpevolezza in relazione all’aver in relazione alla gara d’appalto in esame, concordato con Alesci e Falzone, i valori da assegnare all’offerta tecnica e le modalità di presentazione della stessa da parte della Edilroad in A.T.I. in tal modo turbando la regolare effettuazione della pubblica gara.

Va aggiunto che nel corso delle indagini proprio Alesci, fermato dalla Polizia a Porto Empedocle, è stato trovato in possesso di 35 mila euro che per gli inquirenti stavano per essere consegnati al Falzone

Emergono, altresì, gravi indizi cli colpevolezza a carico di Carmela Moscato perché al fine anche di favorire l’attività criminosa dei figli Diego e Federica Caramazza, riceveva, deteneva e comunque occultava nella propria abitazione denaro di provenienza illecita per oltre 188.000 euro, in quanto di pertinenza della società Edilroad, di cui erano titolari di fatto e di diritto i figli, che essendo stato occultato in contabilità, veniva di volta in volta destinato al pagamento cli quelle che gli stessi figli definivano “mazzette” e destinate al pagamento del prezzo della corruzione di più pubblici ufficiali, uso del quale la stessa era consapevole, e talvolta complice.

E’ contestato agli odierni indagati, a eccezione della Moscato, in concorso con l’Alesci, l’asservimento di quest’ultimo e delle  sue funzioni agli interessi imprenditoriali del gruppo d’imprese facente capo a Diego Caramazza e alla sorella Federica operando come tramite per fargli ottenere lavori pubblici, e riceveva per sé e per altri denaro e altre utilità consistite nella dazione di almeno 25.000 euro consegnati a Luigi Sutera Sardo, uomo di fiducia dell’Alesci e nello svolgimento a novembre 2024 dei lavori edili e di movimento terra presso il casolare e la tenuta di campagna di Sebastiano Alesci, formalmente intestata. al figlio, sito sulla S.P.63 nella c.da Cammuto, agro di Naro, agendo in violazione dei doveri di fedeltà, imparzialità, e fornendo attività d’intermediazione illecita anche con altri pubblici ufficiali gravitanti nel settore dei lavori pubblici.

Le risultanze investigative emerse al riguardo evidenziano una continuità nei rapporti corruttivi che vanno oltre la semplice dazione episodica di denaro, includendo utilità concrete come l’esecuzione di opere gratuite di sbancamento, trasporre terra e manutenzione su terreni di proprietà della famiglia Alesci.

Infine, si segnala la valutazione del Gip avuto riguardo per il reato di associazione per delinquere che, lo anticipiamo, non è stato riconosciuto.

Scrive la dott.ssa Zampino: “E’ contestato agli odierni indagati, in concorso con l’Alesci, il reato associazione per delinquere  per avere l’Alesci, e omissis organizzato e comunque costituito e gli altri fatto parte di una associazione per delinquere finalizzata al reperimento ed alla distrazione a fini privati di risorse pubbliche provenienti dalla Regione Siciliana e da altre fonti di finanziamento mediante la commissione di più delitti contro la pubblica amministrazione quali la turbativa d’asta, il peculato, la corruzione, la concussione, attraverso meccanismi spartitori dei pubblici appalti per la realizzazione di opere pubbliche e cli servizi, fondati sulla proprietà di imprese compiacenti, e su una capillare opera di corruzione e di condizionamento dei progettisti, pubblici funzionari, dirigenti di enti locali, assessorati regionali cd organismi d’ambito territoriale. Giova sin da subito chiarire come questo Giudice non ritenga sussistenti gravi indizi di colpevolezza degli odierni indagati con riguardo alla fattispecie in esame. Gli odierni indagati risultano, piuttosto, concorrenti nel reato, ove i germani Caramazza sono i mandanti e finanziatori, il Sutera Sardo l’intermediario esecutivo, l’Alesci il canale verso il funzionario pubblico e “garante” dell’accordo, il Falzone il pubblico ufficiale corrotto. Va, anche qui, ribadito come l’associazione per delinquere si caratterizza per la stabile organizzazione tra più soggetti, finalizzata alla commissione di un numero indeterminato di reati. Alla luce del complesso degli elementi indiziari finora acquisiti, emergono gravi indizi, con sufficiente chiarezza, un’ipotesi di concorso di persone nel reato di corruzione per un atto contrario ai doveri d’ufficio, aggravata dalla qualifica dei soggetti coinvolti  e nel reato di turbata libertà nella scelta del contraente. In particolare, l’accordo illecito tra il pubblico ufficiale e i privati (esponenti dell’impresa aggiudicataria) appare finalizzato alla manomissione di una specifica procedura di gara, mediante l’indebita rivelazione di informazioni riservate e l’adozione di atti contrari ai doveri istituzionali, in cambio di utilità promesse e/ o ottenute.

Questo, sommariamente, il ragionamento del Gip che in 58 pagine non entra nel merito di altre ipotesi di reato contestate agli indagati insieme ad altre nove persone ma ritiene sufficientemente forte il quadro indiziario appena descritto al punto di provvedere ad emettere misure cautelari personali a carico dei quattro indagati.

Dal contenuto dell’ordinanza del Gip Zampino, seppur indirettamente, emerge chiaramente un quadro indiziario molto grave a carico di Sebastiano Alesci, ritenuto il promotore del sodalizio a delinquere e ciò complica molto la sua posizione giudiziaria.

Resta omissato anche nell’odierno provvedimento il nome del preteso complice e promotore insieme ad Alesci delle vicende appena descritte. Mister X rimane tale. Per quanto tempo ancora?

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