Agrigento

Bimbi morti bruciati sul barchino a Lampedusa, fermati due scafisti

I due senegalesi di 24 e 33 anni sono accusati di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina aggravata e morte come conseguenza di altro reato

Pubblicato 3 anni fa

Due presunti scafisti senegalesi sono stati fermati dai poliziotti della Squadra Mobile di Agrigento perché accusati di aver condotto il barchino in ferro in cui è divampato l’incendio che ha causato la morte di una bambina di 2 anni e un neonato di poco meno di un anno.

Si tratta di due senegalesi, di 24 e 33 anni, accusati in concorso di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina e di morte come conseguenza di altro reato. Il provvedimento di fermo è stato disposto dalla Procura di Agrigento guidata dal facente funzioni Salvatore Vella. Ad eseguirlo i poliziotti della Squadra mobile agli ordini del vicequestore aggiunto Giovanni Minardi. Il fermo è stato convalidato dal gip del tribunale di Agrigento, Stefano Zammuto. 

Le vittime sono Alina, nata il 5 dicembre del 2021, e Mael di due anni. Per individuare i due scafisti è stato fondamentale l’aiuto di due interpreti messi a disposizione del ministero dell’Interno che hanno permesso di acquisire le dichiarazioni dei migranti, originari di Ghana e Costa d’Avorio, che erano sul barchino.

“Durante la navigazione, le pessime condizioni del motore e l’imperizia dei due scafisti – scrive la Procura – hanno portato alla morte di diversi migranti: almeno una donna (che è finita in mare e che è stata considerata dispersa), e dei due piccoli”.

La notte del 21 ottobre il motore fuoribordo del barchino – questa la dinamica ricostruita dalla Procura – s’è fermato e uno dei due scafisti nel tentativo di farlo ripartire ha provocato delle scintille che accidentalmente innescavano un incendio a causa della benzina che si trovava a bordo del natante, carburante versato dai serbatoi ausiliari di fortuna alla tanica del motore, che prendeva fuoco causando l’esplosione delle taniche ancora piene e quindi l’incendio. Il fuoco è stato domato – conclude la Procura – con grandi difficoltà dai migranti rimasti a bordo che hanno utilizzato l’acqua del mare.

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