Agrigento

Furti telematici identità, Sicilia tra regioni più insicure

“Sulla sicurezza dei dati personali digitalizzati, la Sicilia è tra le regioni più insicure d’Italia con dieci truffe creditizie al giorno attraverso i furti di identità”. Lo sostiene il sindacato dei bancari Fabi Palermo che lancia l’allarme sui casi di “data breach” (incidente di sicurezza), la violazione, il furto, la copia dei dati protetti digitalizzati, […]

Pubblicato 4 anni fa

“Sulla
sicurezza dei dati personali digitalizzati, la Sicilia è tra le regioni più
insicure d’Italia con dieci truffe creditizie al giorno attraverso i furti di
identità”.

Lo
sostiene il sindacato dei bancari Fabi Palermo che lancia l’allarme sui casi di
“data breach” (incidente di sicurezza), la violazione, il furto, la copia
dei dati protetti digitalizzati, che nel 2018 sono cresciuti del 133 per cento.

La
Fabi analizza i dati Crif relativi al primo semestre del 2019: nella provincia
di Palermo sono stati registrati 575 casi (contro i 345 dei primi 6 mesi del
2018), al quinto posto nel ranking nazionale; Catania (433 casi contro i 271
del 2018) è al sesto posto. Seguono Siracusa (205 casi), Messina (199 casi),
Trapani (176 casi) e Agrigento (108 casi), con un boom di episodi tra gli under
40.

“I
dati violati rappresentano un problema gravissimo per il settore creditizio –
afferma Gabriele Urzì, segretario provinciale Fabi Palermo e responsabile di
salute e sicurezza – con crimini portati a termine a danno di dati di carte di
credito e conti correnti. Infatti, correlato al fenomeno del ‘data breach’, è
quello delle frodi creditizie con furto di identità basate sull’utilizzo
illecito dei dati personali e finanziari altrui per ottenere un credito che non
sarà mai pagato. Le banche e le assicurazioni, invece di spingere soltanto sul
lato della digitalizzazione devono pianificare, con maggiore efficacia,
strategie di sicurezza e valutare come proteggere al meglio i dati sensibili
del business e dei clienti”.

 Su privacy e sicurezza non si salvano nemmeno
le app bancarie, secondo la Fabi. “Da un recente studio (Immuniweb) sulle
prime 100 banche mondiali – conclude Urzì – è emerso che l’85% per cento delle
app non supera il test del Gdpr (General data protection regulation)”.

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