Gli auguri di Natale dell’Arcivescovo Alessandro Damiano: “Siate portatori di luce”
Le parole del vescovo di Agrigento a margine del tradizionale scambio di auguri per le festività natalizie
“È un’ora buia. Dobbiamo riappropriarci della luce, è necessario alimentarla, questa luce, per mantenerla accesa, perché corriamo continuamente il rischio di camminare con lampade spente o destinate a spegnersi. Basta guardare i grandi scenari internazionali, per renderci conto che è notte fonda riguardo alla pace tra le nazioni e alla fraternità tra i popoli, ed è ancora più stridente proprio in questi giorni, in cui la liturgia dell’Avvento ci descrive i tempi messianici con immagini di tutt’altro tenore. Mentre tante lampade continuano a spegnersi, tra menti sempre più confuse e coscienze sempre più disorientate, vocazioni sempre più fragili e doveri sempre più traditi, il Signore ci riconsegna l’arte del servizio alla luce, per noi stessi e per quelli a cui ci manda. Il mio augurio natalizio per voi tutti è “Siate portatori di Luce!”
Queste sono state le parole che l’arcivescovo di Agrigento, monsignor Alessandro Damiano, ha rivolto alla comunità in occasione del tradizionale messaggio di auguri natalizi che il pastore della Chiesa agrigentina rivolge nei giorni che precedono la festività.
Di seguito il testo:
«È un’ora buia. Questa è un’ora buia, Madre. E in questa ora buia ci immergiamo nei tuoi occhi luminosi e ci affidiamo al tuo cuore»; con queste parole papa Francesco iniziava la preghiera per la “Pace nelle terre” il 27 ottobre 2023. Un’ora buia che si allunga a questo Natale di Gesù – il Risorto – che ci apprestiamo a vivere. «Il popolo che camminava nelle tenebre ha visto una grande luce; su coloro che abitavano in terra tenebrosa una luce rifulse» (cfr. Is. 9,1-6). Non c’è buio che non possa essere squarciato dalla luce: nessuna notte della storia è destinata a restare tale e nessuna persona che la attraversa è condannata per sempre a vagare alla cieca. Le incertezze e le contraddizioni, di cui sono intrisi i nostri cammini, possono e devono venire alla luce, perché la luce le possa trasfigurare e ne possa fare occasioni di salvezza e di riscatto. «Veniva nel mondo la luce vera, quella che illumina ogni uomo» ascoltiamo all’inizio del Vangelo secondo Giovanni. Il Concilio di Nicea – di cui si celebrano i 1700 anni – ci ha consegnato questa certezza, di cui oggi vogliamo riappropriarci: la luce che illumina il mondo ci precede, perché non viene da noi, e ci supera, perché non si esaurisce con noi; non si spegne, perché attinge alla fonte stessa della luce e non abbaglia, perché piuttosto ha il potere di rivelare ed esaltare ciò su cui si posa. Ma è necessario alimentarla, questa luce, per mantenerla accesa, perché corriamo continuamente il rischio di camminare con lampade spente o destinate a spegnersi. Basta guardare i grandi scenari internazionali, per renderci conto che è notte fonda riguardo alla pace tra le nazioni e alla fraternità tra i popoli, ed è ancora più stridente proprio in questi giorni, in cui la liturgia dell’Avvento ci descrive i tempi messianici con immagini di tutt’altro tenore: «un bambino è nato per noi, ci è stato dato un figlio. Sulle sue spalle è il potere e il suo nome sarà: Consigliere mirabile, Dio potente, Padre per sempre, Principe della pace» (cfr. Is. 9,1-6). E senza andare lontano basta aprire una finestra sui piccoli mondi delle nostre città e delle nostre case, per vedere che è notte inoltrata riguardo a innumerevoli povertà e ferite, vecchie e nuove, che non risparmiano nessuno. Mentre tante lampade continuano a spegnersi, tra menti sempre più confuse e coscienze sempre più disorientate, vocazioni sempre più fragili e doveri sempre più traditi, il Signore ci riconsegna l’arte del servizio alla luce, per noi stessi e per quelli a cui ci manda. «Voi siete la luce del mondo» (Mt. 5,14). Accogliamola con fiducia ed esercitiamola con impegno. Ne raccoglieremo certamente i frutti, anche se questi richiederanno tempi lunghi di crescita e fasi complesse di maturazione. Non preoccupiamoci di elaborare teorie, animare dibattiti, sostenere confronti e difendere posizioni, ma unicamente di continuare ad attingere alla fonte, restare in comunione, farci carico e prenderci cura.E il Signore, che continua a venire per rendere piena e definitiva la sua promessa di fedeltà, farà tutto il resto, conducendoci lui stesso alla sorgente della vita, alla cui luce vedremo la luce (cfr. Sal. 36,10). Il mio augurio natalizio: Siate portatori di Luce! «La luce splende nelle tenebre e le tenebre non l’hanno vinta» (cfr. Gv. 1, 1-18).






