“Il mio incontro con il Covid-19”: la testimonianza dell’ex assessore Principato
L'ex assessore del comune di Agrigento racconta la sua battaglia contro il Coronavirus
In una lunga lettera aperta l’ex consigliere comunale di Agrigento, Angelo Principato, ha deciso di raccontare per la prima volta la sua esperienza diretta con il coronavirus. L’ex assessore del comune di Agrigento, che ha vinto la battaglia col temibile virus, ripercorre i passaggi del contagio – dalla scoperta al ricovero all’ospedale San Giovanni di Dio – spendendo parole di elogio per i numerosi operatori sanitari “capaci di avere amorevoli cure verso tutti”. Lui stesso afferma che “era doveroso che io lasciassi una testimonianza affinché le istituzioni pubbliche ognuno per le rispettive competenze prestino la massima attenzione alle strutture sanitarie del nostro territorio”. Ecco la sua testimonianza.
“Nella seconda decade di gennaio, sono stato caratterizzato da febbre alta e da una sintomatologia a carico dell’apparato respiratorio, ho dato comunicazione tramite il mio medico curante alla struttura sanitaria USCA. Questa ha aperto un protocollo sanitario per iniziare, ove si fosse reso necessario, idonea terapia domiciliare al fine di stabilizzare l’insorgenza di una sintomatologia già grave. Nonostante terapia domiciliare da parte del medico curante, il quadro clinico poco chiaro, mi ha suggerito di recarmi presso la struttura di Medicina Covid-19 dell’ospedale S. Giovanni di Dio di Agrigento, dopo aver eseguito un accurato consulto medico ospedaliero nella mattina del 25 gennaio. Una realtà fuori dall’immaginario, un impatto surreale dove l’autombulanza del 118 ti canalizza in un tunnel protetto, sanificato, (pronto Soccorso) per potere procedere ai primi accertamenti del caso.Fatte queste premesse vengo trasferito nel reparto di Medicina-Covid con tutto l’iter di visita medica (esame toracico, elettrocardiogramma, misurazione della saturazione del sangue, pressione, temperatura) e l’ossigeno-terapia. Ho potuto constatare quando i medici, paramedici e operatori sanitari fossero non solo pronti ad affrontare il volume sempre maggiore di difficoltà presenti nel reparto ma capaci di avere amorevoli cure verso tutti. Nei loro sguardi ho letto l’umiltà nel cercare il confronto e una professionalità che è stata sempre contrassegnata da premurose attenzioni verso tutti i pazienti, giovani, meno giovani. Sembrava che una luce interiore, perennemente accesa, desse maggiore presenza alla forza alla loro presenza fisica diuturna, quasi che il reparto fosse parte della propria famiglia. Instancabili, sempre pronti a rispondere alle chiamate dei pazienti, dando loro quel conforto che talvolta la sola medicina non può dare.Non vorrei tediarvi più di tanto, ma era doveroso che io lasciassi una testimonianza affinché le istituzioni pubbliche ognuno per le rispettive competenze prestino la massima attenzione alle strutture sanitarie del nostro territorio, migliorandone le capacità strutturali e le dotazioni infrastrutturali che possano essere utili sia in situazioni di emergenza, come questa che stiamo vivendo, ma anche per l’ordinaria gestione delle innumerevoli patologie che affliggono purtroppo il genere umano. Questa mia vicenda, risoltasi positivamente, mi ha spronato ancor più a proseguire nel mio impegno in favore della città e degli Agrigentini. E ha rinsaldato la convinzione che non ci può essere vita autentica se viviamo il rapporto con gli altri senza il Signore. Rischiamo di essere indaffarati per niente, se perseguiamo – stoltamente – nell’egoismo e nella lontananza degli insegnamenti del Signore. Per essere vita d’amore, la vita di un cristiano deve avere lo stesso dinamismo di quella di Cristo, essere cioè un movimento d’amore verso Dio e verso i fratelli.”
Carissimo Angelo, leggo e resto basito. Comunque, avendo superato il terribile male, ti faccio tantissimi auguri e un caldo e affettuoso abbraccio.