Inchiesta hacker Milano: spiati anche Adriano Barba e Marcello Massinelli
Il primo è presidente provinciale di Fratelli d'Italia, il secondo è stato per anni l’uomo dell’aeroporto (mai realizzato) di Agrigento
Un “gigantesco mercato di informazioni personali” e riservate acquisite il modo illecito da banche dati strategiche per l’Italia, carpite da ex appartenenti o appartenenti a polizia e Gdf, tecnici informatici e hacker per essere rivendute a clienti del mondo dell’imprenditoria non solo per fini ‘aziendali’ ma anche familiari.
E tra gli spiati c’è anche l’avvocato-imprenditore agrigentino, Adriano Barba, 40 anni, figura nota in città e non solo, per il suo impegno politico (è attualmente presidente provinciale di Fratelli d’Italia) e sociale (è stato presidente del Lions Agrigento). Anche la società della quale Barba è amministratore delegato (Rete gioco Italia srl con sede a Favara) è stata spiata.
Spiato anche il manager riberese Marcello Massinelli, vicino da sempre alle posizioni di Totò Cuffaro già presidente dell’Aavt (Società aeroporto agrigentino Valle dei templi) che dal 1995 e per qualche anno fece coltivare il sogno, svanito traumaticamente, di realizzare uno scalo aeroportuale nell’agrigentino.
E’ quanto ha scoperchiato l’indagine della Dda di Milano e della Dna che ha portato agli arresti domiciliari l’ex super poliziotto Carmine Gallo, amministratore delegato della Equalize, società di investigazione privata del presidente di Fondazione Fiera Enrico Pazzali, ora indagato, Nunzio Calamucci, Massimiliano Camponovo e Giulio Cornelli, titolari o soci di aziende collegate e specializzate nella sicurezza e nell’informatica. A disporre gli arresti con braccialetto elettronico è stato il Gip Fabrizio Filice che ha anche firmato un provvedimento interdittivo della sospensione dal servizio per un finanziere e un agente di Polizia e ha posto sotto sequestro, oltre alla Equalize, Mercury Advisor srls e Develope and Go srls. Le accuse a vario titolo, contestate a 51 persone, sono associazione per delinquere finalizzata all’accesso abusivo a sistema informatico, corruzione, rivelazione del segreto d’ufficio e intercettazione abusiva e favoreggiamento.
Le banche dati bucate sono i depositi di dati strategici in uso alle forze dell’ordine, all’Agenzia delle entrate e a Bankitalia. Il giudice, pur respingendo altre 10 richieste di misura cautelare – tra cui quella per Pazzali – avanzate dal pm milanese Francesco De Tommasi (i rigetti verranno impugnati), ha condiviso l’impostazione di inquirenti e investigatori.
Così a finire tra gli indagati sono stati solo coloro che sapevano dell’attività illegale alla base di questo traffico “allarmante e di dimensioni imprenditoriali”, come ha spiegato il Procuratore della Dna, Gianni Melillo, con l’esfiltrazione, in un paio di anni, di parecchie migliaia di dati che poi finivano in report spesso “mimetizzati” in modo da apparire leciti. Sotto inchiesta è finito tra gli altri, Leonardo Maria Del Vecchio, che avrebbe chiesto e ottenuto informazioni sui fratelli per motivi di eredità e sull’allora fidanzata, modella e attrice, Jessica Michel Serfaty e il suo braccio destro Marco Talarico. E ancora indagati sono Matteo Arpe e il fratello Fabio per l’accesso abusivo alla filiale di Alessandria di banco Bpm; l’amministratore delegato di Banca Profilo Fabio Candeli – con l’istituto che guida si dicono “certi di dimostrare la loro estraneità ai fatti”- e infine anche Fulvio Pravadelli, l’ex di Publitalia e direttore generale della Veneranda Fabbrica del Duomo, che avrebbe fatto ‘spiare’ il cantautore Alex Britti per via della separazione da sua figlia. Sul fronte committenti, oltre a studi legali e professionali anche il gruppo Erg, tramite quattro suoi manager pure loro indagati, e la Barilla, col responsabile della sicurezza indagato. In entrambi i casi i dati raccolti riguardano alcuni dipendenti: nel primo per una sospetta attività di insider trading, nel secondo per sapere chi dall’interno dell’azienda di Parma aveva passato notizie a un quotidiano. Questa attività di dossieraggio era portata avanti con l’acquisizione di tabulati telefonici, la localizzazione di cellulari grazie a un esperto informatico in Svizzera, riprese audio e video di colloqui, e anche l’intercettazione abusiva di chat, mail e messaggi Whatsapp. Informazioni ‘rubate’ anche ad alcuni giornalisti, fonti che Pazzali (il quale avrebbe chiesto moltissimi report) si giocava nei suoi rapporti personali con alcune persone ignare, come Daniela Santanchè (estranea alla vicenda). Tra i moltissimi bersagli del dossieraggio tanti esponenti del mondo economico e finanziario, come Paolo Scaroni, ex ad di Eni e presidente del Milan, Giovanni Gorno Tempini, numero uno di Cassa Depositi e Prestiti, e il banchiere Massimo Ponzellini. Eccetto persone vicine a Letizia Moratti, “non ci sono emergenze di rilievo che portano alla politica”, ha sottolineato il procuratore Marcello Viola, aggiungendo che l’inchiesta sta andando avanti. Indagine su cui è intervenuto il ministro Carlo Nordio che lancia l’allarme: “nessuno è al sicuro e non lo saremo fino a quando la legge da una parte e la tecnologia a nostra disposizione non sarà riuscita ad allinearsi con la tecnologia a disposizione della criminalità”.