L’arcidiocesi di Agrigento rincorre l’Utopia
“Utopia Fest, iniziativa voluta dalla organizzazione Utopia con il patrocinio del comune di Agrigento è un progetto nato oltre un anno e mezzo fa e che in qualche modo costituisce il prologo di “Agrigento20-20”, 2600 anni dalla fondazione della città. E’ una sorta di legame di congiunzione con una iniziativa forte e strutturata che avrà luogo […]
“Utopia Fest, iniziativa voluta dalla organizzazione Utopia con il patrocinio del comune di Agrigento è un progetto nato oltre un anno e mezzo fa e che in qualche modo costituisce il prologo di “Agrigento20-20”, 2600 anni dalla fondazione della città. E’ una sorta di legame di congiunzione con una iniziativa forte e strutturata che avrà luogo in Agrigento 20-20 cioè l’iniziativa di festival del paesaggio e per Agrigento costituisce un elemento centrale, Agrigento che ha dato di se un messaggio deviato nel tempo e che invece vince il premio del paesaggio nel 2017, cioè cambia la narrazione di se e all’inizio del 2020 questo grande messaggio viene colto da Utopia Fest che sta in questi giorni accendendo la città con iniziative di tanti ragazzi provenienti da diverse parti d’Italia e che in qualche modo costituiscono, danno segni di recupero di bellezza”.
“Siamo alla quarta giornata di Utopia Fest e ormai tutti gli artisti stanno completando le loro opere. Scultori e writer stanno consegnando a tutta la cittadinanza le loro magnifiche opere che sono di dominio pubblico da oggi. Questa sera continueremo con il concerto degli aquiloni sul sagrato della Cattedrale alle 19,30, ci sposteremo poi in piazza Sinatra per assistere alla performance di ipertolli dove proietteremo su uno dei palazzoni brutti della città attraverso delle installazioni artistiche e quindi renderemo più partecipata questa animazione e questa performance, ritorneremo nuovamente in piazza della Cattedrale dove ci sarà il dj set e i percorsi enogastronomici. Vi aspettiamo per questa penultima giornata del festival”.
Sono state queste le penultime parole famose del sindaco di Agrigento Firetto e del direttore artistico della Utopia Fest, Andrea Tripaldi , testualmente ai microfoni di Teleacras. Quindi, a detta del sindaco, è stata l’Utopia Fest a proporre un programma salvifico per Agrigento.Adesso si che possiamo chiamare Agrigento “terra di missione”, Se ne aveva avuto sentore allorchè qualche anno fa Agrigento aveva accolto educatamente Salvini senza fischi e contumelie, all’opposto di altre città siciliane. Si è conservato il dubbio se quella verso Salvini fosse stata educazione agrigentina o disperazione agrigentina. Venne poi il missionario Marcolin della Lega che nelle ultime elezioni comunali si conquistò ben duemila voti chiarendo quel dubbio in “disperazione agrigentina” come ai tempi di “un Cesare diventa ogni villan che parteggiando viene”.
A nostro parere la consacrazione definitiva di Agrigento come “terra di missione” è venuta qualche giorno fa dall’UDC che ha proposto la candidatura a sindaco di Margherita La Rocca Ruvolo. Che denota una esemplare attenzione alla città e al contempo una notevole preoccupazione visto il trend che ci narriamo da anni. Le dichiarazioni del sindaco Firetto ci fanno prendere atto come quell’intera classe politica utilitaristica e poco lungimirante faccia il mea culpa per il rigassificatore di Porto Empedocle e si stia dedicando tutta al turismo e al paesaggio in una valle che Vittorio Sgarbi in una nostra intervista del 92-93 su “La Sicilia” definiva integra ma “la città è brutta, da abbattere i palazzoni”. Bello che l’Utopia se ne sia accorta degli “ipertolli”, peccato che le proiezioni non siano state molto scenografiche e si siano limitati a proiettare spezzoni di architettura e di vita quotidiana durante una passeggiata notturna che ha toccato momenti di assoluta spettralità nel Parco Icori, passeggiata al buio e illuminata solo dalla improvvisata torcia degli smartphone. Atmosfera che forse non sarà dispiaciuta al sindaco che qualche mese fa aveva organizzato una manifestazione dal titolo “Agrigento Spettrale”.. Resta però molto irrealizzata la “supponenza escatologica” del programma che Utopia Fest ha scritto nel suo comunicato stampa:”Attraverso il gioco dell’aquilone verrà creata un’opera di land art performativa, land art effimera dove l’unica testimonianza saranno i partecipanti che passeranno delle ore a oziare…creando una situazione conviviale dove lo scopo è il conoscersi, è il gioco disinteressato”. Favolosa la citazione sulle performances elettroniche:” Si analizzeranno le epoche più significative per la musica contemporanea e elettroacustica per poi passare alla semplice costruzioni di strumenti elettroacustici ecc…” Di queste proposte ne abbiamo visto alcune in via Foderà e sul sagrato di san Lorenzo. Con Via e piazzetta Purgatorio pressocchè vuote.
E persino l’Arcidiocesi di Agrigento (il cui Cardinale Montenegro detiene il copyright di una Agrigento”fioreappassito dai petali calpestati”) dovrebbe precisare questo suo patrocinio dell’’Utopia Fest insieme al comune, Quasi una rincorsa che sa tanto di inutile complicità perché sembra aver dimenticato “ l’immutabile deposito della Rivelazione” e quei versetti dell’Apocalisse che narrano di “nuovi cieli e nuove terre”. Speranza salvifica e non utopia. E rimarrebbe ancora da precisare se i beni culturali di questa chiesa agrigentina possano continuare ad essere, diventare, in questo ammasso di Agrigento 20-20, patrimoni imperdibili, strumento reale per la democrazia che verrà, per la cultura che sarà e per la storia che diverrà. Gli esiti sono davvero esigui, nonostante l’impegno di questa generosa onlus “On-Off”, ( non chiederemo se dietro ci sia un qualche Soros) e suggeriscono interrogativi e aggiustamenti notevoli per una città che è rimasta assente o poco comunicata e comunicante. Una città e una valle dei templi che ancora viene utilizzata come escort per Google e Dolcino e Gabbanino . Chiedere il significato dei loro spot alla Cina è il meno che si possa fare. In concomitanza con l’Utopia Fest, una nota lietissima ci viene da PortoEmpedocle dove mieteva allori il chitarrista Francesco Buzzurro. Amici cui dobbiamo credere ci narrano di una serata memorabile con un Buzzurro che per oltre un’ora non si è staccato dalle corde del suo strumento che hanno vibrato ed emozionato in memoria di Andrea Camilleri. Un doveroso cammeo per la cronaca.