Agrigento

Maestri della pizza: parte da Agrigento la proposta per riconoscimento professionale; Catalano: ”La Sicilia prima regione”

Passi avanti verso il riconoscimento in Sicilia della figura professionale dell’istruttore pizzaiolo, mentre continua a crescere la richiesta di pizzaioli qualificati anche nell’Agrigentino. La proposta è stata presentata nei giorni scorsi all’assessorato regionale per l’Istruzione e la formazione dalla Cifa Unione pizzaioli italiani in questi anni impegnata nella tutela e nella crescita professionale della categoria […]

Pubblicato 5 anni fa

Passi avanti verso il
riconoscimento in Sicilia della figura professionale dell’istruttore pizzaiolo,
mentre continua a crescere la richiesta di pizzaioli qualificati anche
nell’Agrigentino.

La proposta è stata presentata nei giorni scorsi all’assessorato regionale per l’Istruzione e la formazione dalla Cifa Unione pizzaioli italiani in questi anni impegnata nella tutela e nella crescita professionale della categoria e nella valorizzazione e promozione di prodotti di qualità. Tra gli importanti risultati raggiunti dall’associazione datoriale che ha sedi a Roma e a Raffadali, nel dicembre 2017, il riconoscimento del profilo professionale di pizzaiolo inserito per la prima volta, con decreto dell’assessore Roberto Lagalla, nel repertorio delle qualificazioni della Regione; il prossimo obiettivo è il riconoscimento del profilo dell’istruttore pizzaiolo.

“Per la pizza non c’è crisi e la crescita è costante in tutta la
Sicilia come nel resto d’Italia, anche nell’Agrigentino è in continuo aumento
la richiesta di pizzaioli”,
afferma il presidente della Cifa Unione pizzaioli
italiani Stefano Catalano.

Secondo i dati della Cna, tra il
2015 e il 2018 le imprese con attività di pizzeria sono cresciute da 125.300 a
127.000. Dal punto di vista della suddivisione territoriale, il report
economico registra in testa la Campania con il 16% delle attività, cui segue la
Sicilia con il 13%. La produzione giornaliera in Italia è di 8 milioni di pizze
(2 miliardi in un anno), preparate da circa 105 mila pizzaioli, che superano i
200 mila nei fine settimana.

“La crescente richiesta di pizzaioli, che ha originato anche la
necessità di regolamentare la qualifica, rende pressante anche la codifica del
profilo di specializzazione di istruttore pizzaiolo. Accogliendo la nostra
proposta
– sottolinea Catalano – la
Sicilia sarebbe la prima regione d’Italia a dotarsi di questo profilo che
riteniamo di fondamentale importanza. Soltanto una competenza specifica dei
futuri pizzaioli in termini di sapere e sapere fare potrà dare la possibilità
di offrire al consumatore finale un prodotto che armonizzi il rispetto della
tradizione, la sicurezza alimentare e una sana alimentazione. Proponiamo dunque
il profilo di specializzazione di istruttore pizzaiolo a completamento della
filiera professionalizzante già iniziata con l’inserimento nel repertorio del
profilo di pizzaiolo”.

“L’istruttore pizzaiolo – si legge nella proposta inviata alla
Regione – sarà quella figura
indispensabile nei percorsi formativi per disoccupati e lavoratori, capace di
trasferire concetti e pratiche operative proprie della professione. L’obiettivo
è la crescita professionale per la categoria, perché molto ancora oggi è
lasciato alla improvvisazione di alcuni che si improvvisano esperti del settore
e organizzano corsi di formazione per pizzaioli, a costi esosi e rilasciando
attestati senza nessun valore giuridico e senza alcun trasferimento di
competenze. La formazione correttamente progettata ed erogata rappresenta il
valore aggiunto per la crescita professionale degli addetti ai lavori e
dall’altro una sfida per il rilancio dell’economia locale, partendo dalla
valorizzazione dei prodotti del territorio come i grani antichi. Per evitare la
proliferazione di sedicenti corsi professionali e per riempire di contenuti la
formazione a qualifica, la specializzazione di istruttore pizzaiolo consentirà
agli enti di formazione di attingere ad un bacino di docenti qualificati e
capaci sia dal punto di vista tecnico che da quello relazionale e di approccio
formativo”.

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