Agrigento

Sciascia: “nomenclatura nuova che mascheri i vecchi vizi”

Diego Romeo conversa con Paolo Cilona

Pubblicato 3 anni fa

Nel 1947  Leonardo Sciascia inviò alla rivista il Politecnico di Elio Vittorini una lettera che fu  pubblicata su una pagina riguardante i problemi della Sicilia. Così scriveva della sua Racalmuto:”…paese indicibilmente triste cui son legato per lavoro e anche un pò per affetto. Vorrei richiamare di più l’attenzione su quello che è l’isola: un verminaio di reazione affannata a raccogliere nomenclatura nuova che mascheri i vecchi vizi”.  Mi pare che ancora oggi l’affanno e la reazione  continuano per  mascherare e mascariare:

“Quanto scritto da Leonardo è la conferma del suo modo di vedere la realtà del suo paese e nel contempo un giudizio che vale per i tanti comuni della Sicilia. Tristezza d’animo e affetto sono i termini di un severo giudizio nei confronti delle comunità della Sicilia. Ma anche e soprattutto un giudizio verso la classe politica isolana ammantata dal verbo del fare ovvero del non fare ben abituata a prendere per i fondelli il popolo sovrano. E qui casca ad effetto il concetto di mascherare e mascariare, come ben hai evidenziato nella domanda”.

Come valuti il controllo dei green-pass ad Agrigento?

“C’è una presa di coscienza da parte degli enti pubblici di controllare all’ingresso il green-pass. Un atto importante per la tutela della salute della comunità e contestualmente assicurare l’integrità per coloro che sono impegnati nei pubblici uffici. In questi giorni tanto per fare un riferimento al Comune di Agrigento, all’Ente Parco Archeologico, viene richiesto il green-pass cosa che non viene fatta all’Ospedale San Giovanni di Dio dove centinaia di persone entrano ed escono dal nosocomio mettendo ad alto rischio la salute di tante persone. L’ospedale a mio modo di vedere dovrebbe invece essere il luogo più sicuro. Purtroppo non lo è. All’inizio e durante la pandemia in verità per entrare all’Ospedale bisognava sottoporsi   al green-pass. Non si capisce per quale motivo la direzione sanitaria non abbia deciso al riguardo  o di ripristinare i controlli?”.

Dal comune agrigentino sono state inviate migliaia di raccomandate per il pagamento della Tari 2016 e nella notifica vengono richiamate delibere del 2020. Che succede?

“L’Amministrazione comunale dopo cinque anni ha deciso di notificare  a migliaia di cittadini una nota con la quale viene richiesto di pagare a conguaglio centinaia di euro per la Tari riferita all’anno 2016 con richiami a deliberazioni consiliari approvate in anni recenti e successivi al 2016. L’iniziativa del Comune avviene a limite dei cinque anni al fine di evitare la prescrizione delle somme richieste. A mio modo di vedere, ha il sapore di un tentativo di lanciare la rete in mare per pescare quanto più pesci. Intanto i telefoni del comune sono tutti muti. Chiedere un appuntamento con gli Uffici della Tari è molto difficile. Di certo siamo in presenza di cittadini che hanno regolarmente pagato la Tari su cartelle inviate per l’anno 2016. Ora a guardare  gli aumenti richiesti l’ agrigentino dovrebbe pagare una Tari notevole tra le più alte d’Italia senza alcun beneficio dovuto alla differenziata”.

Nell’ospedale agrigentino si rimandano di mesi le visite specialistiche mentre gli stessi operatori dell’apparato pubblico lavorano  nei loro studi privati. Non ti sembra che proprio questo sia il momento di affrontare certi dilemmi sanitari che ci trasciniamo da tempo?

“Quanto prima il bubbone scoppierà. Le liste d’attesa sono lunghissime specie per le visite specialistiche, mentre di contro gli studi privati dei medici ospedalieri lavorano a pieno carico. Poiché  le visite a pagamento sono assai onerose, per coloro che non dispongono di risorse finanziarie sarà difficile curarsi. Questo stato di disagio è dovuto al fatto che con l’entrata in vigore dell’euro i pensionati gli impiegati i salariati hanno perduto il potere d’acquisto a vantaggio dei professionisti, dei commercianti, degli industriali. Mediamente una visita da uno  specialista ospedaliero costituisce un salasso per i lavoratori dipendenti e per i pensionati. La soluzione auspicabile per la salute dei cittadini è quella di eliminare le liste d’attesa approvando una normativa che valga per i medici ospedalieri e cioè di evitare la libera professione e dedicare la loro scienza a favore del servizio pubblico, prevedendo anche all’occorrenza di ricorrere allo straordinario. Insomma una legge che metta il medico dipendente pubblico a scegliere tra il pubblico e il privato. Una legge che coinvolga anche gli ingegneri, i geometri, gli architetti, gli avvocati, gli agronomi, i veterinari, i docenti universitari. Una legge che lasci al professionista pubblico di scegliere in piena libertà”.

Il comune elargisce 35 mila euro  alla produzione della fiction TV “Makari”  come incentivo a scegliere i paesaggi agrigentini. Questa estate si sono spesi 240mila euro per una mostra nella valle dei templi. Ma non devono essere le “bellezze” ad essere pagate e non viceversa? Stando così le cose prendiamo atto di  un “capitalismo agrigentino” che ha deciso a suo modo di suicidarsi.

“Solo dalle nostre parti possono accadere certe cose. Se questo è il principio dovremmo  indennizzare tutti turisti che vengono a visitare la Valle dei Templi in quanto al loro ritorno racconteranno le bellezze di Akragas. Ora mi chiedo se i proprietari di palazzi antichi paghino il produttore per le riprese o se il Comune di Venezia offra somme in denaro ai produttori cinematografici per le riprese sulla piazza San Marco.  Poiché i film, i cortometraggi, costituiscono investimenti da parte dei produttori occorre alla fine accertare costi e benefici. Nel caso di Makari a mio modo di pensare dovrebbe essere il produttore a pagare il Comune per le opportunità e la bellezza dei luoghi offerti per le riprese. Il comune deve pretendere dal produttore a conclusione dello sceneggiato il bilancio tra costi impiegati e contratti stipulati con la Rai”.

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