Agrigento

Truffa auto con contachilometri taroccato: indagati non rispondono al Gip

I difensori dei quattro indagati presenteranno ricorso avanti il Tribunale del Riesame chiedendo l’annullamento delle misure cautelari.

Pubblicato 10 mesi fa

Era prevedibile ed è accaduto: i quattro indagati raggiunti da misura cautelare nell’ambito dell’inchiesta sulla vendita di auto con truffa del contachilometri manomesso, diminuendo artificiosamente i chilometri effettivamente percorsi al fine di rendere le auto in vendita più appetibili ai clienti si sono avvalsi della facoltà di non rispondere al Gip del Tribunale di Agrigento, Giuseppe Miceli.

Assistiti dai legali di fiducia Gero Li Calzi, Luigi Reale, Annalisa Lentini, Calogero Lo Giudice e Calogero Meli, i quattro indagati, Salvatore e Alfonso Mattina, di 48 e 44 anni, finiti ai domiciliari e Manila Mattina, 25 anni, nipote dei due arrestati e Gioachino Lo Giudice, 42 anni, sottoposti all’obbligo di dimora nel solo centro urbano del Comune di Canicattì, hanno preferito fare scena e valutare preventivamente le accuse mosse a loro carico.

L’indagine, coordinata dalla procura della Repubblica di Agrigento, ipotizza un’associazione per delinquere dedita al commercio illecito di automobili usate con contachilometri alterati. Almeno un centinaio i mezzi interessati dalla presunta manomissione. Le Fiamme gialle avrebbero scoperto che i chilometri percorsi in particolare da una delle auto finite sotto la lente d’ingrandimento dell’inchiesta, sarebbero stati abbassati da 466 mila a 166 mila, alterando evidentemente il valore economico reale dell’auto. L’indagine, che ipotizza un giro d’affari illecito di oltre 700 mila euro, conta complessivamente 14 indagati e per tutti la Procura della Repubblica aveva chiesto misure cautelari personali. I difensori dei quattro indagati presenteranno ricorso avanti il Tribunale del Riesame chiedendo l’annullamento delle misure cautelari.

La vicenda si arricchisce di un capitolo inedito dato che tra gli indagati non raggiunti da misura cautelare figura Antonio La Marca. L’uomo, è stato arrestato tre giorni fa nel corso di una operazione antiusura gravata dal favoreggiamento ad associazione mafiosa insieme ad Antonio Maria, 74 anni e Giovanni Turco, 24 anni. Il Gip del Tribunale di Palermo Walter Turturici, infatti, ha disposto nei confronti dei tre indagati, tutti di Canicattì, la misura cautelare della custodia in carcere. L’inchiesta è coordinata dalla Direzione distrettuale antimafia di Palermo. Tra gli episodi contestati anche una estorsione ai danni della proprietaria di un magazzino a Canicattì. Maira, paventando la sua appartenenza alla Stidda, avrebbe minacciato e costretto la signora a non affittare i suoi locali a soggetti che avevano intenzione di aprire una officina e che avrebbero potuto dunque creare concorrenza proprio a La Marca, titolare della medesima attività commerciale. “Chi gli toglie il pane a mio nipote io gli tolgo la vita .. mi conosce a me? Sa chi sono io? Tuo figlio non ne deve affittare .. per soverchia..”

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