Agrigento, ispezione sindacale al carcere Petrusa: “Struttura inadeguata e carichi di lavoro eccessivi”
E’ Renato Persico il nuovo direttore della casa circondariale “Pasquale Di Lorenzo” di Agrigento. Prende il posto di Valerio Pappalardo che è stato trasferito a Parma. Persico è stato vice-direttore del carcere Pagliarelli di Palermo dopo aver guidato quello di Trapani per quasi dieci anni. E sono tanti i problemi che dovrà affrontare il nuovo […]
E’ Renato Persico il nuovo direttore della casa circondariale “Pasquale Di Lorenzo” di Agrigento. Prende il posto di Valerio Pappalardo che è stato trasferito a Parma. Persico è stato vice-direttore del carcere Pagliarelli di Palermo dopo aver guidato quello di Trapani per quasi dieci anni. E sono tanti i problemi che dovrà affrontare il nuovo direttore ad Agrigento. Proprio ieri una delegazione della Uil Polizia Penitenziaria – con il segretario nazionale Algozino e quello regionale Veneziano – ha effettuato una ispezione all’interno dell’istituto. “L’Istituto – si legge nella nota siglata da Algozzino – è stato inaugurato nel 1995: si tratta, pertanto di un edificio relativamente giovane che tuttavia appare già usurato dagli anni a causa dei mancati interventi di manutenzione, sia ordinaria che straordinaria, all’impiantistica”. “Malgrado il rifacimento della copertura dei tetti avvenuto l’anno scorso – precisa l’esponente sindacale – i locali continuano a essere interessati da diffuse infiltrazioni di acqua piovana che recano evidenti segnali”.“Specialmente nel periodo invernale quando la pioggia è più frequente, anche se certamente in misura minore rispetto ad altre zone del Paese – prosegue l’esponente sindacale – le infiltrazioni sono tali da provocare disagi all’impiantistica, a partire dalla sala operativa e di controllo”. “Per tali motivi – spiega – si rimette ancora una volta alla competenza del VISAG la verifica del rispetto delle misure di prevenzione e sicurezza, con particolare riferimento ai rischi causati dalle infiltrazioni in prossimità di apparati elettrici, alla presenza di muffe e più in generale al mantenimento di un micro clima adeguato al contesto e all’ambiente, considerato che, con l’approssimarsi della stagione invernale, il sistema di riscaldamento non risulta funzionante da oltre venti anni”.“Gli ambienti complessivamente appaiono trascurati e in stato di abbandono – prosegue – la tinteggiatura è vecchia, l’igiene scarseggia: in sintesi, l’Istituto necessita di particolare attenzione da parte dei vertici del DAP e di interventi che non possono essere posticipati”. A preoccupare fortemente la sigla sindacale sono i dati riguardanti la popolazione detenuta, forniti durante la visita dal comandante di reparto Giuseppe Lo Faro. “La struttura detentiva –afferma Algozzino – annovera al proprio interno trecento ristretti di sesso maschile, sia italiani che stranieri, e trentuno donne, una delle quali con prole in tenera età”. “Ben sessanta sono le unità che risultano essere affette da disagi di natura psichica – specifica – che, necessitando di cure, incidono obbligatoriamente sulla gestione del circuito penitenziario sotto il profilo della prevenzione di atti critici che potrebbero degenerare in azioni eclatanti”. Un aggravio di difficoltà per l’amministrazione, dunque, costretta a fare i conti anche con soggetti fortemente problematici, a fronte di un depauperamento del personale che si aggira intorno alle novanta unità, a seguito della legge Madia che ha ridotto gli organici della Polizia Penitenziaria. “Attualmente – spiega Algozzino – secondo i dati forniti alla delegazione, sono centosettantacinque i poliziotti penitenziaria in forza presso l’Istituto, sia uomini che donne”.“Il direttore Renato Persico, appena insediatosi alla guida dell’Istituto – racconta il segretario nazionale- ha voluto che gli illustrassimo le criticità in atto, che da tempo ormai denunciamo e che da due anni sono addirittura peggiorate sotto il profilo gestionale con l’aggravio dei carichi di lavoro e della pesantezza dei turni”. “Inoltre – aggiunge – occorre risolvere la questione della fruizione arretrata dei diritti soggettivi del personale e del pagamento delle spettanze arretrate – missioni non retribuite – attese ormai da molti mesi”. “Attualmente – spiega Algozzino – la gestione dell’Istituto ruota attorno alla figura del comandante di reparto: nulla da eccepire in merito alle sue capacità tuttavia è impensabile ritenere che, da solo, possa garantire la funzionalità amministrativa e le condizioni di sicurezza all’interno della struttura, che sconta gli esiti nefasti di una simile condizione in termini di progettualità”.“ È necessario – conclude – prevedere la presenza di un direttore in pianta stabile e di un’ area amministrativo – contabile in grado di soddisfare le richieste funzionali della Casa Circondariale, a partire da una rivisitazione dell’attuale personale amministrativo, in funzione dei carichi di lavoro: un obiettivo che al momento appare una lontana utopia”.