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Agrigento, suicida dopo violenza sessuale: “Un giorno in Pretura” chiede di seguire il processo 

Lo storico programma televisivo che si occupa dei più noti casi giudiziari italiani ha chiesto di poter seguire il processo di Agrigento

Pubblicato 1 anno fa

La trasmissione televisiva “Un giorno in Pretura”, storico programma di Raitre condotto da Roberta Petrelluzzi, ha chiesto di poter seguire il processo sulla morte della diciassettenne morta suicida due anni dopo essere stata filmata durante un rapporto sessuale di gruppo. Saranno i giudici della prima sezione penale del tribunale di Agrigento, presieduta da Alfonso Malato, a doversi pronunciare sulla richiesta avanzata dal programma televisivo che da oltre trent’anni segue in presa diretta nelle aule giudiziarie i più noti casi italiani. Intanto il tribunale ha dato l’ok alla costituzione di parte civile dei genitori della ragazza, rappresentati dall’avvocato Santina Nora Campo.

Sul banco degli imputati – in questo stralcio processuale – siedono due ragazzi: si tratta di Giorgio La Lomia, 27 anni, e Giovanni Contino, 25 anni. Gli imputati sono difesi dagli avvocati Daniela Posante e Antonio Provenzani. Altri due giovani, all’epoca dei fatti minorenni, sono finiti a processo davanti il gup del tribunale per i Minorenni e hanno chiesto la messa alla prova. Il corpo senza vita della ragazzina fu trovato alla Rupe Atenea, da dove si era lanciata nel vuoto dopo avere annunciato il gesto con un lungo e straziante post pubblicato su facebook.

La squadra mobile, indagando sull’annunciato suicidio, avvenuto il 18 maggio del 2017, dopo avere scartato alcune piste come, ad esempio, quella delle sette sataniche, e’ risalita ad alcuni video che immortalavano la diciassettenne, due anni prima, mentre faceva sesso di gruppo con quattro ragazzi, di cui due all’epoca minorenni. I quattro giovanissimi avrebbero abusato delle sue condizioni di inferiorita’ fisica e psichica “legata al consumo di sostanze alcoliche”. All’accusa di violenza sessuale di gruppo ai danni di minore si aggiunge quella di produzione di materiale pedopornografico. Ai quattro indagati si contesta di avere realizzato e prodotto materiale pedopornografico con una quindicenne costretta “con violenza e abuso” a subire i rapporti.

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