Agrigento

“Appalti e mazzette”, oltre 250 mila euro restano sotto sequestro

Dissequestrati e restituiti 50 mila euro all’ingegnere Vittorio Giarratana

Pubblicato 2 giorni fa

“Appalti e mazzette”, nuovo capitolo. L’inchiesta della Procura di Agrigento, che ipotizza un “sistema” in grado di pilotare le gare pubbliche con la corruzione di pubblici ufficiali attraverso regalie e tangenti, si arricchisce di un ulteriore tassello.

Questa volta squisitamente giuridico in un ormai consolidato “botta e risposta” – tra pubblica accusa e difesa – caratterizzato da ricorsi e controricorsi. Il Tribunale del Riesame, presieduto dal giudice Wilma Angela Mazzara, si è pronunciato per la seconda volta in meno di un mese sul (ri)sequestro del denaro trovato nelle abitazioni di alcuni degli indagati durante le perquisizioni della Squadra mobile scattate nella notte del 15 maggio scorso e culminate con l’arresto di quattro imprenditori favaresi e dell’architetto Sebastiano Alesci, ex dirigente dell’Ufficio tecnico di Licata, considerato tra i promotori (insieme all’ex assessore regionale Roberto Di Mauro) della presunta associazione a delinquere.

Si tratta di 303 mila euro in contanti ritenuti lo strumento della corruzione. Il Riesame, in particolare, ha rigettato il ricorso di quasi tutti gli appellanti. Restano così nelle mani dello Stato i soldi sequestrati agli imprenditori Dino Caramazza (7.900 euro), alla sorella Federica Caramazza (35 mila euro), alla madre di questi ultimi Carmela Moscato (188 mila euro), all’ex consigliere provinciale Luigi Sutera Sardo (3.900 euro) e al super burocrate Sebastiano Alesci (17.500 euro). Tutti sono difesi dagli avvocati Maria Alba Nicotra, Giuseppe Barba e Vincenzo Alesci.

I giudici hanno, invece, accolto il ricorso dell’ingegnere Vittorio Giarratana, ex dirigente del comune di Ravanusa ed ex capo dell’Ufficio tecnico di Valguarnera, nella cui casa vennero rinvenuti 50 mila euro in contanti. La difesa, rappresentata dall’avvocato Diego Giarratana, ha sempre sostenuto la mancanza di prove che quel denaro fosse di provenienza illecita. Una tesi accolta (sebbene bisognerà attendere le motivazioni entro 45 giorni) dal Riesame che ne ha disposto il dissequestro e l’immediata restituzione all’indagato.

Il professionista, mai raggiunto da misura cautelare, negli scorsi giorni è stato coinvolto in un’altra inchiesta – coordinata dalla Procura di Enna – sfociata nell’arresto degli imprenditori agrigentini Calogero e Giuliano Traina, quest’ultimo consigliere comunale e provinciale in carica, in una indagine che ipotizza il reato di frode nelle pubbliche forniture relative agli appalti della nettezza urbana tra Valguarnera e Agira.

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