Appalti truccati, chiesto l’arresto di Totò Cuffaro: indagato anche Carmelo Pace (I NOMI)
Richieste di arresto, oltre che per l’ex governatore, anche per il deputato riberese Carmelo Pace, il manager di Siculiana Roberto Colletti e l’imprenditore di Favara Alessandro Vetro
La procura di Palermo ha chiesto gli arresti domiciliari per 18 persone- tra cui l’ex presidente della Regione siciliana Salvatore Cuffaro e il parlamentare di Noi Moderati Saverio Romano – accusate a vario titolo di associazione a delinquere, turbativa d’asta e corruzione. I carabinieri del Ros hanno notificato a tutti l’invito a comparire davanti al gip per l’interrogatorio preventivo. Solo dopo l’interrogatorio il gip deciderà se accogliere o meno la richiesta di domiciliari avanzata per Cuffaro e per gli altri e se chiedere al Parlamento l’autorizzazione a procedere per Romano.
GLI INDAGATI
La procura di Palermo, oltre che per l’ex governatore Totò Cuffaro e per il parlamentare Saverio Romano, ha chiesto gli arresti domiciliari per: Antonio Abbonato, 53 anni, (ex coordinatore della Democrazia Cristiana a Palermo); Ferdinando Aiello, 53 anni (ex parlamentare del Partito Democratico); Carmelo Pace, 54 anni, ex sindaco di Ribera e attuale capogruppo all’Ars della Democrazia Cristiana; Paolo Bordonaro, 59 anni, di Canicattini Bagni (direttore sanitario dell’ospedale di Siracusa); Alessandro Caltagirone, 54 anni, direttore generale dell’Asp di Siracusa); Roberto Colletti, 66 anni, di Siculiana (ex direttore generale del Civico di Palermo); Paolo Emilio Russo, 62 anni, di Catania (direttore amministrativo dell’ospedale riunito Avola-Noto); Giuseppa Di Mauro, 60 anni, di Lentini (dirigente amministrativa dell’Asp di Siracusa); Marco Damone, 51 anni; Mauro Marchese, di Napoli, 65 anni (institore del centro Std); Vito Fazzino, 42 anni (Asp Siracusa); Antonio Iacono, 66 anni (direttore Villa Sofia); Sergio Mazzola, 61 anni, imprenditore di Belmonte Mezzagno; Giovanni Giuseppe Tomasino, 54 anni (direttore Consorzio di Bonifica della Sicilia occidentale); Vito Raso, l’ex braccio destro e segretario di Cuffaro; Alessandro Vetro, 45 anni, imprenditore edile di Favara, già sotto indagine nell’inchiesta “Appalti e mazzette” della procura di Agrigento.
A diversi indagati, tra cui l’ex presidente della Regione, i militari dell’Arma hanno notificato anche un decreto di perquisizione disposto dai pm. Cuffaro e Romano sono coinvolti in un’inchiesta della Procura, guidata da Maurizio de Lucia, su appalti pilotati. Coinvolti anche diversi funzionari pubblici e Vito Raso, autista e uomo di fiducia dell’ex governatore. Cuffaro, ora presidente nazionale della Nuova Dc, è stato condannato a 7 anni (il verdetto è diventato definitivo nel 2011) per favoreggiamento alla mafia e ha lasciato il carcere nel 2015 dopo averne scontati 4 e 11 mesi grazie all’indulto di un anno per i reati “non ostativi” e lo sconto previsto dalla liberazione anticipata per buona condotta; Romano, accusato di concorso esterno in associazione mafiosa, fu prosciolto nel 2012 dal gip con la vecchia formula dell’insufficienza di prove.
“Apprendo dalla stampa di una richiesta della procura di Palermo che mi riguarderebbe: non ne so nulla e non ho ricevuto alcuna comunicazione”, afferma il coordinatore politico di Noi Moderati, Saverio Romano. “In ogni caso – riprende – sono assolutamente tranquillo e a disposizione, pronto a chiarire eventuali dubbi dei magistrati, dei quali ho la massima stima e considerazione”.
CUFFARO E ROMANO, CHI SONO I DUE DEMOCRISTIANI
Il loro legame politico è durato trent’anni: cresciuti nella Democrazia Cristiana, entrambi, in anni diversi, segretari regionali dei giovani Dc, entrambi “figli” del vecchio potente ex ministro agrigentino Calogero Mannino, Totò Cuffaro ex governatore siciliano di Raffadali, e Saverio Romano, ex ministro dell’Agricoltura del Governo Berlusconi originario di Belmonte Mezzagno, piccolo centro alle porte di Palermo, oggi hanno in comune anche una indagine per corruzione e turbativa d’asta. Per entrambi la Procura di Palermo ha chiesto gli arresti domiciliari. La loro sorte la deciderà il gip che ha notificato loro un invito a comparire per l’interrogatorio preventivo all’esito del quale provvederà sull’istanza dell’accusa per Cuffaro e deciderà se chiedere l’autorizzazione a procedere per Romano, che è deputato. Un percorso politico condiviso per anni quello di Romano e Cuffaro: dalla comune militanza nella Dc, al passaggio all’Udc. Poi l’uscita di Romano dal partito di Casini, la fondazione del Pid, il sostegno a Berlusconi e la nomina a ministro seguita da un inatteso comunicato del Quirinale che faceva trapelare tutto l’imbarazzo del Colle per una scelta inopportuna in presenza di un’inchiesta per mafia in corso, poi conclusasi con l’assoluzione per insufficienza di prove. Ma l’amicizia tra i due vecchi democristiani, nonostante le diverse strade politiche prese, non è mai venuta meno. C’era Romano a dividere con l’ex governatore le ore di attesa della sentenza della Cassazione che confermò la condanna dell’ex presidente della Regione per favoreggiamento aggravato a 7 anni. Cuffaro ne ha scontati meno di cinque: 4 anni e 11 mesi per la precisione. Chiusi i conti con la giustizia, grazie all’indulto di un anno per i reati “non ostativi” e lo sconto di 45 giorni ogni sei mesi per buona condotta, dopo una parentesi “umanitaria” in cui scelse di dedicarsi alle missioni per aiutare i bambini del Burundi, l’ex presidente della Regione non ha resistito all’antico amore della politica. E, dopo aver ottenuto dal Tribunale di sorveglianza di Palermo la completa riabilitazione – i giudici nel 2023 hanno dichiarato “estinta” la pena accessoria dell’interdizione perpetua dai pubblici uffici e dunque ‘nulla osta’ a una sua eventuale candidatura- ha preso le redini del partito che 3 anni prima aveva fondato: la Nuova Dc. Ma il sodalizio politico di una vita si è interrotto qualche mese fa, un divorzio suggellato dall’assenza di Cuffaro alla festa nazionale di Noi Moderati, partito in cui ora milita il vecchio amico, e da quella di Romano alla Festa dell’Amicizia. “Perché non siete alla festa della Dc?” fu chiesto all’ex ministro. “No comment” rispose lui, sancendo un divorzio per molti definitivo.
			
			
  
