Agrigento

Blitz “Kerkent”, quegli incontri al cimitero tra Massimino e Lombardozzi

Dalle carte del blitz di Agrigento, disposto nella notte dalla Direzione distrettuale antimafia di Palermo denominato “Kerkent”  emergono significativi particolari che narrano della osservanza mafiosa di rituali e gerarchie. E’ il caso degli incontri riservati nel cimitero di Agrigento tra l’odierno arrestato, Antonino Massimino oggi ritenuto il boss della famiglia mafiosa della Città dei templi […]

Pubblicato 5 anni fa

Dalle carte del blitz di Agrigento,
disposto nella notte dalla Direzione distrettuale antimafia di Palermo
denominato “Kerkent”  emergono
significativi particolari che narrano della osservanza mafiosa di rituali e
gerarchie.

E’ il caso degli incontri riservati nel
cimitero di Agrigento tra l’odierno arrestato, Antonino Massimino oggi ritenuto
il boss della famiglia mafiosa della Città dei templi ed il suo predecessore,
quel Cesare Calogero Lombardozzi morti nel 2017 e depositario dei segreti inconfessabili
della mafia agrigentina degli ultimi 40 anni.

Scrivono giudici ed investigatori: “In
ultimo, deve evidenziarsi che proprio dalla viva voce di Antonio Massimino si
potevano apprendere alcuni elementi di importanza decisiva con riguardo ai suoi
rapporti su questioni dichiara natura mafiosa con “Lillo” Lombardozzi, che
peraltro il Massimino confidava di avere incontrato periodicamente con modalità
assolutamente riservate (in una cappella cimiteriale) per discutere di vicende funzionali
per le dinamiche associative: Intercettazione ambientale tra Giuseppe Messina, e
Antonio Massimino. Nel corso
della stessa conversazione il Massimino ha dato conto dei suoi quotidiani
incontri con il Lombardozzi presso un cimitero di Agrigento, così esprimendosi:
Massimino: io tutte
le mattine andavo al cimitero … inc… siccome c’è stato il fatto che io con
mio fratello Totò buonanima, non sono stato presente… me ne sono andato al
cimitero per stare tranquillo, e nel mentre mi vedevo con chi mi dovevo vedere
io inc.. io so la tomba dove devo andarlo a trovare, entriamo .. .me… e
quello adesso mi ha detto: . . .me…, adesso ci sono andato di nuovo al
cimitero e mi ha detto “ io so… che c’è quella cosa che sta andando di nuovo
avanti, si era fermata vero è… ma perché si è fermata? Perché lui non c’era
più perché era in Spagna” quello sa le mosse… inc.. “perché io lo so perché
tu non lo fai fermare.. ma stai cercando di prendere tempo” dice “per farglielo
capire” dice “ed io lo so pure” quello me lo dice in faccia… ”non perché tu
non sai fermare a lui”…

È appena il caso di rilevare che la
conversazione appena riportata  rivela senza
ombra di dubbio il rigoroso ossequio alle regole ed alla gerarchia mafiosa di
Antonio Massimino, il quale mostra di tenere in grande considerazione le
direttive dell’anziano “Lillo” Lombardozzi, come detto storico esponente di
vertice dell’intera provincia mafiosa agrigentina.

In particolare, Antonio Massimino si
è così espresso: “..io ad Alessio gli avevo
detto: non gli dare più niente perché a me mi ha chiamato Lombardozzi. . .
quello mi ha chiamato a me e mi ha detto “Antò o  lo fermi… oppure io fermo a lui…».

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