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Donna uccisa a Porto Empedocle 28 anni fa: pentito indicò presunto killer

Carmelo Ciffa, l’operaio ucciso il 26 ottobre 2016 in corso Vittorio Veneto a Favara, è convenzionalmente riconosciuto come la seconda vittima in ordine di tempo della faida Favara-Liegi scoppiata qualche settimana prima con l’omicidio di Mario Jakelich e il tentato omicidio di Maurizio Di Stefano.  La figura dell’empedoclino, freddato a colpi di pistola da un […]

Pubblicato 4 anni fa

Carmelo Ciffa, l’operaio ucciso il 26 ottobre 2016 in corso Vittorio Veneto a Favara, è convenzionalmente riconosciuto come la seconda vittima in ordine di tempo della faida Favara-Liegi scoppiata qualche settimana prima con l’omicidio di Mario Jakelich e il tentato omicidio di Maurizio Di Stefano. 

La figura dell’empedoclino, freddato a colpi di pistola da un sicario in pieno giorno mentre stava potando una palma di fronte il supermercato Paghi Poco, ha suscitato particolare attenzione investigativa già negli attimi immediatamente successivi all’omicidio per il particolare passato della vittima. 

Carmelo Ciffa, infatti, aveva precedenti per droga e per una rapina commessa ai danni di una banca di Casteltermini agli inizi del 1997 e già in quegli anni veniva indicato “vicino” al clan Grassonelli di Porto Empedocle. Tutte circostanze che avranno importanza in seguito. 

Perché intanto – proprio in quel periodo – sulla scena agrigentina si affaccia un nuovo collaboratore di giustizia: lui è Alfonso Falzone, appartenente alla cosca di Porto Empedocle, che con le sue dichiarazioni alla giustizia riscrive intere pagine della mafia agrigentina e, soprattutto, il contributo in termini di chiarezza ed efficienza che offre allo Stato ha pochi eguali. 

E’ il 20 ottobre 1998. Falzone compare a Palermo, presso i locali della casa circondariale di Pagliarelli, dinanzi all’allora sostituto procuratore Roberto Murgia e all’allora capo della Squadra mobile di Agrigento Attilio Brucato. Il collaboratore di giustizia sta riferendo su una serie di omicidi avvenuti in provincia di Agrigento e, uno di questi, è quello della proprietaria di un supermercato – Calogera Cuffaro Piscitello – uccisa la sera del 5 ottobre 1991 durante un tentativo di rapina a Porto Empedocle. 

Per quell’omicidio furono fermati (e poi scagionati)in una sala giochi di San Leone due diciassettenni di Palma di Montechiaro dopo una segnalazione anonima giunta alle forze dell’ordine. 

Questo lo stralcio del verbale del collaboratore di giustizia Falzone.

Voce:Cuffaro Piscitello Calogera, uccisa all’interno del supermercato di Porto Empedocle.”

Falzone: “Di questo mi sono ricordato una cosa di questa signora.”

Voce: Cuffaro Piscitello”

Falzone: “Sì, quando c’è stato l’avvicinamento della famiglia nostra con quella dei Grassonelli, poi è successo questo omicidio e il Messina Giuseppe parlando con, non so se era Grassonelli Giuseppe o qualcuno della famiglia Grassonelli, si è informato se loro sapevano qualche cosa di questo omicidio, era Grassonelli Giuseppe ora che mi ricordo, il Grassonelli Giuseppe ha detto che aveva il suo cugino, Giacomo Traina, aveva dato una pistola, una 38 a un certo Cifa.”

Pm.: “Cifa?

Falzone: “Questo è stato dentro pure per rapina e cose, poi dopo l’omicidio Giacomo Traina era andato dal Cifa per chiedere la pistola, questo gli ha detto che non l’aveva più, non gliela poteva dare più, ora poi si è sospettato che fosse stato questo…”

Pm: “Questo Cifa.”

Falzone: Perché  era dedito pure a fare rapine, era anche u un drogato diciamo.”

Pm: “Ma TrainaGiacomo perché gli aveva dato la pistola a Cifa?” 

Falzone: “Perché erano amici con questo, non lo so se sapeva quello che doveva fare, gliel’ha prestata, gli ha chiesto la pistola e gliel’ha data.”

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