Il clan di Villaseta, l’Akragas e la contestazione al presidente: le carte dell’inchiesta
Nuovi colpi di scena dalle carte dell’inchiesta sul clan di Villaseta. L’intervento di un presunto membro della cosca per “sedare” le contestazioni contro l’ex presidente dell’Akragas
Sebbene l’attività investigativa sia ormai conclusa da tempo (almeno per quanto è dato sapere pubblicamente) la maxi inchiesta sui clan mafiosi di Villaseta e Porto Empedocle continua a regalare colpi di scena. I tre blitz dei carabinieri, eseguiti tra il dicembre e l’estate scorsa, hanno di fatto decapitato due storici gruppi criminali che – per almeno due anni – hanno dettato legge sul territorio imponendo regole, principalmente sul mercato degli stupefacenti, anche con l’uso della violenza: a suon di colpi di mitra, auto incendiate e atti intimidatori. Ma il potere non si manifesta soltanto mostrando i “muscoli” ma, soprattutto, intessendo rapporti, coltivando relazioni e risolvendo questioni e “tragedie” al posto dello stesso Stato. Per certi versi un ruolo di “anti-Stato”, così come definito dagli stessi investigatori in un maxi rapporto depositato nelle scorse settimane, lo ha giocato il clan di Villaseta.
Fatta la necessaria premessa – adesso – è bene dire che in tanti si rivolgevano a esponenti (o presunti tali) del clan per risolvere controversie di varia natura. Una di queste, ad esempio, è la vicenda che ha riguardato l’Akragas, la principale squadra di Agrigento. Quanto verrà raccontato di seguito (che non rappresenta la totalità degli episodi di interesse ma solo una parte. Del resto vi daremo conto nei prossimi giorni) non ha avuto (almeno ad oggi) sviluppi investigativi di rilievo penale ma certamente ne descrive il contesto.




