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Il procuratore De Luca: “Mafia e appalti concausa degli omicidi Falcone-Borsellino”

Il procuratore di Caltanissetta, inoltre, ha detto che il magistrato Natoli mentì al Csm e che l’ex procuratore Pignatone acquistò una casa dal boss Bonura. “La pista nera dietro le stragi? Vale zero”

Pubblicato 50 minuti fa

“Affermare che a partire dal ’93 si è indagato sul boss Antonino Buscemi equivale ad affermare che prima non si è fatto nulla”. L’ha detto il procuratore capo di Caltanissetta, Salvatore De Luca, durante l’audizione a Palazzo San Macuto in Commissione antimafia, presieduta da Chiara Colosimo, sulle indagini che riguardano la strage Borsellino. Con lui sono presenti i colleghi Davide Spina e Claudia Pasciuti. Parlando del filone mafia-appalti, consegnato alla Procura di Palermo dal Ros dei carabinieri il 16 febbraio 1991, De Luca ha detto: “Non capisco lo scetticismo manifestato su questa pista, che ritengo una concausa sugli omicidi di Giovanni Falcone e Paolo Borsellino”.

Il magistrato individua due precondizioni (l’isolamento di Falcone e Borsellino) e una concausa (la vicenda mafia-appalti) come elementi che hanno portato alle stragi di Capaci e via D’Amelio. De Luca sottolinea che l’ex magistrato Gioacchino Natoli, indagato a Caltanissetta per favoreggiamento aggravato (insieme all’ex collega Giuseppe Pignatone) nel corso dell’audizione al Csm, pochi giorni dopo la strage Borsellino, avrebbe mentito sui rapporti tra l’allora procuratore Pietro Giammanco e Borsellino: “Ha sostenuto di non avere informazioni né dirette né indirette”. Pur non avendo prove su “elementi corruttivi che riguardano Giammanco e Pignatone – ha aggiunto il procuratore – potrebbero aver avuto comportamenti inopportuni, tali da indurre i mafiosi a ritenere che la procura – con l’eccezione di Falcone e Borsellino, ritenuti incorruttibili e dunque possibile bersaglio della criminalità organizzata – fosse malleabile”.

IL PROCURATORE GIAMMANCO VOLEVA ANDARE AL FUNERALE DI SALVO LIMA

L’ex procuratore Pietro Giammanco, a capo dell’ufficio di Palermo nel periodo delle stragi del ’92, “ostentava l’amicizia con Mario D’Acquisto (politico democristiano che fu anche presidente della Regione siciliana, ndr). E quando l’europarlamentare della Dc Salvo Lima fu ucciso, nel marzo del ’92, Giammanco sarebbe voluto andare al funerale e fu bloccato dai sostituti”. L’ha detto il procuratore capo di Caltanissetta, Salvatore De Luca, durante l’audizione a Palazzo San Macuto in Commissione antimafia. “Su Giammanco – ha aggiunto – non vi sono episodi corruttivi”. De Luca ha riferito che l’ex procuratore “aveva un nipote a Bagheria, un imprenditore che è stato poi condannato perché vicino a Bernardo Provenzano e già nel 1985 era indicato dai carabinieri come un rampante con rapporti politici e mafiosi”. Parlando di Pignatone, il procuratore di Caltanissetta ha detto che non era opportuno che si occupasse di un’indagine che vedeva coinvolto, tra gli altri, l’imprenditore Vincenzo Piazza, il quale occupava 8 dei 14 appartamenti del palazzo in cui Pignatone abitò dal ’63 al ’76. La casa si trovava in via Uditore 7/C e al civico 13 vi abitava Francesco Bonura, altro boss coinvolto nell’indagine mafia-appalti, insieme al gruppo Ferruzzi di Ravenna”. La famiglia Pignatone ha acquistato in via Turr, a Palermo, 26 appartamenti – ha continuato De Luca-. Un appartamento fu comprato dalla moglie di Pignatone, il quale ha ammesso che 20 milioni di lire furono pagati in contanti, praticamente un’evasione fiscale in una compravendita con la società immobiliare Raffaello che aveva Francesco Bonura tra i soci e il cognato di quest’ultimo, Salvatore Buscemi”. Infine, De Luca ha detto che il rapporto del Ros conteneva un’ampia parte riguardante la società regionale Sirap, partecipata dall’Espi – un ente della Regione – che era stata presieduta da Francesco Pignatone, il padre del magistrato. L’audizione di De Luca è stata sospesa e verrà aggiornata.

“LA PISTA NERA DIETRO LE STRAGI DEL 92 VALE ZERO”

“L’ipotesi della pista nera per quanto riguarda le stragi di mafia del 1992, legata al terrorista Stefano delle Chiaie, vale zero tagliato”. L’ha detto il procuratore di Caltanissetta, Salvatore De Luca, durante l’audizione in corso alla Commissione nazionale antimafia, affermando che si stanno svolgendo ulteriori indagini. “Quando abbiamo ricevuto gli atti da Palermo – ha aggiunto – pensavamo che si trattasse di una pista eccezionale, ma guardando le carte ci siamo resi conto che si trattava di zero tagliato”. La pista era stata prospettata dall’allora procuratore generale di Palermo, Roberto Scarpinato, ora senatore del M5S.

“BORSELLINO NON AVEVA ALCUNA FIDUCIA NEL PROCURATORE GIAMMANCO”

“E’ un atto oltraggioso, un atto di totale sfiducia da sottoporre a un procedimento disciplinare. Tuttavia, dopo aver ascoltato il pentito Gaspare Mutolo, che gli rivelò le collusioni con la mafia di Bruno Contrada e del pm Domenico Signorino, Paolo Borsellino non ne parlò con l’allora procuratore Pietro Giammanco e, uscendo dalla stanza del capo della procura riferì quanto aveva appreso dal collaboratore di giustizia a due colleghi non titolari dell’inchiesta, Vittorio Teresi e Ignazio De Francisci”. L’ha ricordato durante l’audizione all’Antimafia, il procuratore di Caltanissetta Salvatore De Luca, aggiungendo che, sapendo che rischiava di essere ucciso, ha riferito a persone di fiducia quanto appreso, in modo da preservare il prosieguo delle indagini.

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