Inchiesta “Avaritia”, assolto il notaio Andrea Bartoli: “Il fatto non sussiste”
Il fondatore di Farm Cultural Park era finito a processo nell’inchiesta “Avaritia” per tentata truffa e falso ma è stato assolto con ampia formula liberatoria
Il fatto non sussiste ed il fatto non costituisce reato. Il giudice per l’udienza preliminare del tribunale di Gela, Serena Berenato, ha assolto con queste formule il notaio Andrea Bartoli (difeso dall’avvocato Maria Alba Nicotra), 56 anni, fondatore di Farm Cultural Park a Favara, divenuta negli anni una vera e propria istituzione nel campo dell’arte e dell’architettura.
La vicenda è legata all’inchiesta “Avaritia”, una indagine della Guardia di Finanza che si concentra sulla gestione dell’Ipab “Antonietta Aldisio” di Gela e, in particolare, sul passaggio dal pubblico al privato con la cessione alla società “Fenice Srl”. Il notaio Bartoli, che ha uno studio proprio a Gela, era finito a processo con le accuse di tentata truffa e falsità ideologica aggravata dall’essere pubblico ufficiale nell’esercizio delle sue funzioni. Entrambe le ipotesi di reato contestate sono state “smontate” con ampia formula assolutoria.
Oltre a Bartoli sono stati assolti anche due suoi collaboratori – Rosario Moscato, 58 anni di Favara, una sorta di factotum oggi non più al servizio del professionista e Giovanni Tirrito, 32 anni di Enna – e altri sei imputati. Il personaggio principale dell’intera inchiesta è invece il sacerdote Giovanni Tandurella, rinviato a giudizio. Insieme a lui finiscono a processo anche gli ex consiglieri comunali Sandra Bennici e Salvatore Scerra e l’ingegnere Renato Mauro.





