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Inchiesta “Avaritia”, post del notaio Bartoli: “Non sapevo di essere indagato”

I particolari dell'inchiesta che riguarda il patron di Farm Cultural Park

Pubblicato 2 anni fa

Il notaio Andrea Bartoli coinvolto ed indagato nell’inchiesta “Avaritia” sviluppata dalla Procura di Gela e che ha portato all’emissione di una misura cautelare per il sacerdote don Giovanni Tandurella, 51 anni, parroco della Chiesa madre di Piazza Armerina, finito ai domiciliari su disposizione del gip Roberto Riggio, l’ing. Renato Mauro ed i consiglieri comunali di Fratelli d’Italia Sandra Bennici e Salvatore Scerra, ha voluto, con un post su facebook far conoscere la propria posizione.

Questo il testo:

Ingiuria.

Non è la prima volta che la provo e sono certo che non sarà neanche l’ultima.

Stamani, degli amici mi hanno segnalato l’articolo di Grandangolo dove scopro di essere indagato.

E’ questa credo sia la prima cosa bizzarra, se vera.

Bizzarria perché io non ho ancora ricevuto nessun avviso di garanzia. Non dovrebbero essere le autorità e gli organi competenti a comunicare ad una persona indagata, di essere soggetto passivo di indagini, ancora prima di diffondere le notizie o ancor peggio atti giudiziari ai giornalisti?

Entriamo nel merito delle ipotesi di reato contestate.

“Tentata truffa e falsità ideologica aggravata dall’essere pubblico ufficiale nell’esercizio delle sue funzioni”. In particolare avrei indotto in errore una signora anziana, “con un comportamento artificioso preordinato a far sottoscrivere alla testatrice un testamento difforme alla sua volontà”.

In sostanza quasi in una forma di associazione criminale insieme ai miei collaboratori e all’imputato principale, come dice il giornale in “esecuzione di medesimo disegno criminoso”.

Più o meno un mostro.

Quello di cui non scrive il giornale cosi informato su tutto è il contenuto stesso del testamento che contempla degli oneri talmente specifici e dettagliati da fugare ogni ipotesi, anche la più strampalata, di raggiro o di incapacità di esprimere la propria volontà.

Quello di cui non scrive il giornale cosi informato su tutto è ancora il contenuto di un contratto di mandato a mio rogito, antecedente al testamento di alcuni anni, tra le stesse parti, nel quale il mandatario si obbligava gratuitamente e a tempo indeterminato nei confronti della signora anziana, all’ordinaria e straordinaria manutenzione delle unità immobiliari di proprietà dell’I.P.A.B. Centro servizi alla persona Antonietta Aldisio.

Ogni giorno incontro tante persone.

Non è facile ricordare tutto.

Ma ricordo molto bene, la signora anziana in questione, perché in tutte le circostanze in cui la incontrai rimasi non solo colpito ma anche affascinato dalla sua consapevolezza e capacità di definizione di ogni singolo aspetto delle cose che la riguardassero.

E se qualcuno avesse qualche dubbio può facilmente fugarlo leggendo il contenuto sia del contratto di mandato che del testamento.

Non sono preoccupato e neanche arrabbiato più di tanto, so che pago anche una certa notorietà legata a Farm Cultural Park, gioie e dolori. Tuttavia, se qualcuno pensa di farsi pubblicità infangando il mio onore si sbaglia di grosso.

Sin qui il legittimo intervento del notaio Bartoli che sui social ha trovato molte condivisioni.

La vicenda che lo riguarda direttamente nel contesto dell’inchiesta “Avaritia”, ribadendo sin da adesso che nessuno è colpevole sino a sentenza definitiva, ha a che fare con il testamento pubblico di una anziana signorina, Angela Caltagirone, decisa a donare i suoi averi e beni alla casa di riposo “A. Aldisio”. A tal proposito scrivono i giudici (non Grandangolo) nella misura cautelare:

Nel corso delle sommarie informazioni rese in data 7 marzo 2020, Angela Caltagirone, oltre ad aver rivelato i dettagli della cospicua donazione elargita a Tandurella Giovanni per eseguire i lavori di ristrutturazione della casa di riposo, riferiva, altresì, di aver sottoscritto un testamento innanzi al notaio Bartoli, con il quale disponeva che dopo la sua morte, il denaro ricavato dalla vendita di tutti i propri beni immobili e mobili, il cui valore si aggirava intorno ad 1.000.000,00 di euro, fosse destinato esclusivamente alla casa di riposo “A. Aldisio”, con la finalità della realizzazione di un centro di riabilitazione, fisioterapia e un centro medico polivalente, all’interno della stessa struttura,

Nella circostanza, l’anziana, oltre a riferire di non ricordare ove fosse custodito il testamento, confermava la propria ferma volontà di voler donare tutti i suoi averi alla casa di riposo Antonietta

Aldisio e non alla persona del sacerdote Giovanni Tandurella, contrariamente a quanto emergerà dalla lettura del testamento.

Infatti, la successiva acquisizione dell’atto testamentario presso il notaio Bartoli permetteva di appurare che Tandurella Giovanni era stato nominato erede universale della Caltagirone, con la precisazione che solo nel caso in cui lo stesso non avesse potuto o voluto accettare, l’eredità sarebbe passata all’Ipab “A. Aldisio”, circostanze che contrastavano evidentemente con quelle che erano le volontà della donna.

Tali volontà, oltre ad emergere dal verbale di sommarie informazioni sopra citato, trovavano una

prima conferma durante l’escussione del 30 aprile 2020, avvenuta innanzi a questo pubblico ministero, nella persona di U. L., nonché nelle dichiarazioni che l’anziana rendeva in data 18 maggio 2020, alla presenza del pubblico ministero Luigi Lo Valvo e dell’avv. Zappulla Giovanna, difensore di fiducia di Tandurella Giovanni, che richiedeva all’autorità giudiziaria di poter sentire la Caltagirone.

Al riguardo, prima di passare in rassegna gli elementi emersi nel corso delle due escussioni testimoniali, appare opportuno sottolineare come le condizioni soggettive della vittima, vale a dire il suo stato di solitudine e l’età anagrafica (ultra-ottantacinquenne), si traducevano in una fisiologica proiezione verso la vita ultraterrena, rendendo di fatto la Chiesa, nondimeno i suoi rappresentanti, figure di riferimento per ottenere, secondo la dottrina cattolica, l’assoluzione per i propri “peccati terreni” e assicurarsi in tal modo un posto in “Paradiso”. Al riguardo, Tandurella, conscio di tale predisposizione da parte della donna, riusciva agevolmente nella sua opera di pressione morale e suggestione. determinando nell’anziana un’apprezzabile diminuzione della capacità di valutare in maniera critica la realtà, il tutto agevolato dalla complicità del notaio Bartoli e dei testimoni presenti al momento della sottoscrizione dell’atto testamentario.

L’inaspettato (poiché, si ribadisce, che le indagini erano nate al fine di accertare altri aspetti) interessamento degli inquirenti offriva alla vittima l’opportunità di ravvedersi gradualmente, in quanto, solo dopo essere stata messa difronte a elementi fattuali concreti, l’anziana cessava la strenua difesa del sacerdote, figura che per la sua educazione non poteva che essere baluardo di ” … massima onesta, correttezza e umanità”, rendendosi conto d’essere stata oggetto di un subdolo raggiro da parte del sacerdote e dello stesso notaio: “no assolutamente, da quando siete intervenuti voi carabinieri, rileggendo il testamento mi sono resa conto che non rappresentava la mia volontà, in quanto ho sbagliato, motivo per il quale voglio cambiarlo al più presto. Il mio errore nasceva dal fatto che ho creduto di aver donato i miei beni al presidente pro tempore dell’Ipab, per questo ho indicato padre Tandurella nel testamento. Al riguardo, vi dico che nell’ultimo periodo, qualcuno con cui ho parlato, non ricordo chi fosse, mi diceva che, tenuto conto che Tandurella era cessato dalla carica di Presidente dell’Ipab, non sarebbe stato necessario cambiare il testamento”.

Parimenti, anche dalle successive sommarie e ultime informazioni assunte dalla donna in data 18 maggio 2020, la stessa, in ordine al testamento del 26 settembre 2019, ribadiva di essersi resa conto solo in seguito che il contenuto non rispecchiava quelle che erano le sue volontà. realizzando che era stata erroneamente indotta a nominare erede universale Giovanni Tandurella come persona fisica e non come presidente dell’Ipab.

Inoltre, l’anziana, oltre a ribadire di essersi resa conto di quanto sottoscritto con l’atto testamentario, rimarcava che il sacerdote fosse perfettamente a conoscenza di quelle che erano le sue reali volontà, ovvero lasciare anche i propri averi alla casa di riposo “Antonietta Aldisio”, al fine di apportare ulteriori migliorie alla struttura, al fine di realizzare il detto centro di fisioterapia e riabilitazione.

Nella circostanza, dopo che aver compreso che nel testamento non erano riportate le sue volontà, la Caltagirone dichiarava di essere rimasta molto stata delusa dal comportamento del sacerdote, in quanto riteneva che sarebbe dovuto intervenire all’atto della redazione del testamento dinanzi al notaio per spiegarle quello che vi era scritto “Faccio presente che dinanzi al notaio Padre Tandurella come anche il notaio, non mi hanno spiegato o chiarito quanto riportato nel testamento e cioè che l’erede universale sarebbe stato padre Tandurella e soprattutto lui doveva rifiutarsi e dire che il testamento non riportava le mie volontà. Ribadisco che il Tandurella, in quanto sacerdote, avrebbe dovuto chiarirmi il significato del testamento. Dico questo in quanto il sacerdote, a mio avviso, rappresenta la massima onesta, correttezza e umanità, e in quella circostanza non è stato tale”.

Le dichiarazioni sopra riportate fornivano un ulteriore riscontro ai gravissimi indizi di colpevolezza: appariva evidente come il disegno criminoso del sacerdote abbia beneficiato dell’imprescindibile collaborazione morale e materiale del notaio e dei testimoni presenti (Moscato Rosario e Tirrrito Giovanni), i quali, tra l’altro, risultano essere collaboratori dello studio professionale di Bartoli.

Al riguardo, il professionista, oltre ad aver alterato l’atto testamentario attestando falsamente che le volontà della Caltagirone fossero quelle di nominare il Tandurella erede universale dei suoi averi, inoltre, traeva in inganno l’anziana, poiché con il suo silenzio anti-doveroso, ometteva maliziosamente di farle comprendere il reale contenuto dell’atto che stava sottoscrivendo, inducendola palesemente in errore. Tale ultima considerazione trovava emblematico riscontro in un passo riportato nell’atto testamentario, che si riporta integralmente “- provvedere a darmi assistenza spirituale e qualora avessi necessità di un ‘assistenza materiale ulteriore a quella che ricevo presso la casa di assistenza per anziani, finché avrò vita.”. Al riguardo, tale assurda volontà cozzava palesemente con la finalità del testamento pubblico, con il quale il testatore dispone dei suoi beni per il tempo in cui avrà cessato di vivere, motivo per il quale appariva evidentemente illogico che l’anziana potesse ricevere assistenza spirituale e materiale dopo la propria morte. In

sintesi, il negozio giuridico in questione era palesemente viziato dalla mancanza di un corretto processo volitivo da parte della Caltagirone, la quale si determinava a stipularlo evidentemente per l’errore in lei ingenerato dai raggiri e gli artifici posti in essere dal notaio, da Tandurella, per la donna figura di massima onesta, correttezza e umanità, pertanto indiretto garante di quanto stava avvenendo, nonché dei due testimoni. Inoltre, la sussistenza dei gravi indizi di colpevolezza veniva suggellata dal fatto che l’appuntamento dal notaio Bartoli, professionista di fiducia del Tandurella, veniva fissato da quest’ultimo, così come l’onorario del professionista veniva corrisposto inspiegabilmente da Tanduirella. Occorre rimarcare come, dalla lettura del testamento, non emerge la presenza di Tandurella, beneficiario delle stesse disposizioni testamentarie, essendosi ben guardato il notaio Bartoli dall’inserirlo tra i soggetti presenti, ben sapendo che ciò avrebbe reso palese l’influenza del beneficiario stesso sul soggetto testante: invece, come emerge dalle dichiarazioni della Caltagirone, oltre ad essere stato organizzato e pagato dal Tandurella l’appuntamento per la stesura dell’atto pubblico, il Tandurella era presente e, evidentemente, in concorso con notaio ha dettato le disposizioni testamentarie raggirando la persona offesa. Al riguardo, nello smartphone sequestrato in data 3 aprile 2020 a Tandurella Giovanni veniva rinvenuta una chat, intercorsa in data 26 settembre 2019, tra il predetto e Tinnirello Gianluca collaboratore del notaio Bartoli. Nel corso della conversazione, il sacerdote chiedeva all’uomo la conferma dell’appuntamento per

quello stesso giorno con il notaio, domanda alla quale il Tinnirello replicava confermando l’appuntamento.

In effetti, come risulta dal testamento, quello stesso giorno, alle ore 15.00, era stato redatto il testamento della Caltagirone Angela a favore del sacerdote Tandurella Giovanni.

Sentito a sommarie informazioni in data 17 aprile 2020 il collaboratore del notaio, Tinnirello Gianluca, lo stesso rispondeva in modo evasivo di non ricordare nessuna delle circostanze richieste, soprattutto relativamente alla presenza di Tandurella all’atto della

redazione del testamento. Un ulteriore conferma che l’anziana Caltagirone fosse stata abilmente raggirata da parte del sacerdote Tandurella, con la complicità del notaio Bartoli, emergeva anche da un passo delle dichiarazioni rese in data 29 aprile 2020 da un’impiegata presso la casa di riposo IPAB “Antonietta Aldisio”. La donna, tra le varie cose, raccontava che nel recarsi nella camera della Caltagirone, al fine di consegnarle una lettera, intavolando vari argomenti, commentavano le vicende giudiziarie che vedeva coinvolta la casa di riposo e il sacerdote Tandurella Giovanni. Nel corso della conversazione, evidentemente per la fiducia che l’anziana nutriva nei confronti della impiegata, le esibiva un testamento, nella convinzione d’aver lasciato tutti i suoi beni alla casa di riposo “Antonietta Aldisio”. La testimone dopo aver letto le disposizioni testamentarie, la informava che nell’atto risultava che aveva nominato erede universale Tandurella Giovanni e non la casa di riposo e solo qualora il sacerdote avesse rifiutato di accettare l’eredità. cosa per altro inverosimile come dimostra lo sviluppo dei fatti, la stessa sarebbe confluita alla casa di riposo. L’anziana, appreso ciò, rimaneva sorpresa e allo stesso tempo contrariata, in quanto il testamento non riproduceva le sue volontà, pertanto chiedeva alla donna di suggerirle il nome di un notaio per poterle modificare, raccomandandosi che fosse un professionista diverso da Bartoli, evidentemente perché la donna aveva compreso che lo stesso aveva agito per agevolare il sacerdote.

Nondimeno la consapevolezza da parte di Tandurella e del notaio Bartoli di aver volontariamente indotto in errore l’anziana era palesemente desumibile anche dal fatto che il pagamento della parcella di quest’ultimo, pari a 600,00 euro, era stata pagata dal sacerdote anziché dalla Caltagirone.

In ultimo, come già si è fatto cenno in precedenza, la Caltagirone, dopo l’avvio dell’indagine e le varie escussioni, si rendeva conto di essere stata vittima di un fine raggiro orchestrato da Tandurella, con l’indispensabile collaborazione del notaio Bartoli e dei due testimoni.

L’anziana, non a caso, decideva di revocare l’atto testamentario in questione, redigendo un nuovo testamento olografo, consegnato in copia alla polizia giudiziaria, con il quale “sanava” le volontà che fraudolentemente aveva sottoscritto a seguito della condotta illecita posta in essere dagli indagati.

In particolare appare opportuno ribadire due circostanze di rilievo: la Caltagirone, chiedendo ausilio alla impiegata Ipab, le manifestava apertamente la propria ferma volontà di modificare il testamento sottoscritto dinnanzi al notaio Bartoli, precisando di non volersi più rivolgersi a quest’ultimo; L’anziana, in data 14 luglio 2020, precisava nel testamento olografo che la stessa redigeva: “Revoco ogni mia antecedente disposizione testamentaria. Nomino erede universale di tutti i miei beni, mobili e immobili, presenti e futuri a l’Ipab opera Pia Antonietta Aldisio casa di accoglienza per anziani per realizzare un centro di fisioterapia per anziani … “.

Senza quindi effettuare disquisizioni civilistiche sui due testamenti deve evidenziarsi che la sottoscrizione di un nuovo testamento, tra l’altro dato in copia ai militari, conferma che la donna è stata tratta in inganno dal prete, in concorso con il notaio.

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