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Inchiesta Cuffaro, l’imprenditore Vetro non parla mentre Colletti respinge accuse 

Cosa hanno detto (e non detto) i due agrigentini indagati nella maxi inchiesta sul “sistema Cuffaro” negli interrogatori preventivi

Pubblicato 3 ore fa

L’imprenditore favarese Alessandro Vetro si è avvalso della facoltà di non rispondere durante l’interrogatorio preventivo nell’ambito della maxi inchiesta sul presunto  “comitato di affari” diretto dall’ex governatore Totò Cuffaro. L’indagato è comparso questa mattina davanti il gip del tribunale di Palermo, Carmen Salustro, decidendo di non rispondere alle domande. Il suo difensore, l’avvocato Giuseppe Barba, ha prodotto una memoria difensiva e diversa documentazione chiedendo al giudice di non accogliere la richiesta di arresti domiciliari avanzata dalla procura di Palermo. L’imprenditore è accusato di corruzione per una vicenda legata al Consorzio di Bonifica.

L’ipotesi sostenuta dalla procura di Palermo risale al 24 aprile 2024 ed è la seguente: il Direttore generale del Consorzio avrebbe ricevuto somme di denaro che l’imprenditore favarese Vetro avrebbe consegnato in almeno un’occasione a Cuffaro e Pace affinché le facessero pervenire al Tomasino “per orientare, anche mediante collusioni e accordi occulti tra di loro aventi ad oggetto l’esercizio strumentale della discrezionalità amministrativa e delle facoltà spettanti al Direttore, l’esito degli appalti che sarebbero stati in futuro aggiudicati da quest’ultimo Ente in maniera tale da tenere in peculiare considerazione per le relative aggiudicazioni le imprese rappresentate e sostenute dal Vetro”. Lo stesso Tomasino si è difeso davanti al gip di Palermo, nel corso dell’interrogatorio preventivo, affermando di non conoscere l’imprenditore Vetro e che comunque “non mi risulta che abbia partecipato a un bando del Consorzio”.

Anche un altro agrigentino indagato – il manager Roberto Colletti – è stato interrogato questa mattina. L’avvocato Giuseppe Di Stefano, legale del manager ha dichiarato: “Attendiamo un provvedimento favorevole perché abbiamo chiarito la nostra posizione. Colletti apparteneva alla fascia più alta dei manager e aveva i titoli per essere nominato all’ospedale Civico che è ospedale di serie A – ha spiegato il legale – e invece addirittura ha ricevuto l’incarico di direttore generale di VillaSofia che è ritenuto di serie B. Quindi noi ci riteniamo estranei a ogni contestazione”.  “Sono molto amareggiato…”. A dirlo, uscendo dall’aula 19 del Tribunale di Palermo, dove è appena terminato l’interrogatorio preventivo, è Antonio Iacono, il manager della Sanità per il quale la Procura di Palermo ha chiesto gli arresti domiciliari, insieme con altre 17 persone, tra cui Saverio Romano e Salvatore Cuffaro.

L’interrogatorio è durato oltre un’ora. Sulle intercettazioni dice: “Ci sono presunte conversazioni veramente ridicole, cioè poi sono i fatti quelli che contano”. In particolare, i due indagati (in tutto sono 18) avrebbero fatto in modo che fra i vincitori del concorso risultassero soggetti segnalati da Cuffaro. Raso avrebbe ricevuto e consegnato in anteprima ai candidati le tracce del concorso. La contropartita di Colletti sarebbe stata la conferma della nomina a direttore generale di Villa Sofia-Cervello. Iacono, invece, avrebbe ricevuto le promesse di conseguire l’incarico di direttore dell’unità di Anestesia e rianimazione della stessa azienda.

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Grandangolo Settimanale N. 40 - pagina 1

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