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Inchiesta Passepartout: indagata la deputata Occhionero

La Dda di Palermo ha iscritto nel registro degli indagati la deputata di Italia Viva Giuseppina Occhionero accusata di falso in concorso. Secondo l’accusa, la parlamentare, che lo scorso 5 novembre è stata interrogata dai pm di Palermo, avrebbe fatto passare Antonello Nicosia, poi finito in manette, per suo assistente. In questo modo Nicosia è […]

Pubblicato 4 anni fa

La Dda di Palermo ha iscritto nel registro degli indagati la deputata di Italia Viva Giuseppina Occhionero accusata di falso in concorso. Secondo l’accusa, la parlamentare, che lo scorso 5 novembre è stata interrogata dai pm di Palermo, avrebbe fatto passare Antonello Nicosia, poi finito in manette, per suo assistente. In questo modo Nicosia è riuscito ad andare in carcere e parlare con i detenuti anche se non ne aveva diritto. A Nicosia viene invece contestato il concorso in falso aggravato.

Durante l’interrogatorio davanti ai pm della Dda, Occhionero aveva detto tra le lacrime: “Ho sbagliato. Ho sbagliato tutto. Mi sono fidata di lui”, giustificando così la collaborazione di Antonello Nicosia, quest’ultimo accusato di associazione mafiosa.

“Mi era stato presentato dai Radicali, veniva dal mondo dell’associazionismo, si diceva difensore dei diritti dei detenuti”, aveva aggiunto. “L’ho conosciuto così e poi, anche in virtù del rapporto personale che si era creato, mi sono fidata ciecamente”, aveva detto ai pm Francesca Dessì, Gerry Ferrara e all’aggiunto Paolo Guido. Ai magistrati che le chiedevano come abbia potuto assumere come collaboratore un uomo che aveva avuto una condanna a 10 anni per traffico di droga, Occhionero aveva risposto: “Alla Camera non c’è alcun controllo, perché avrei dovuto fare controlli io?”. L’ex collaboratore, oltre a progettare estorsioni e omicidi col capomafia di Sciacca Accursio Dimino, approfittava del suo ruolo per entrare nelle carceri di massima sicurezza e incontrare boss mafiosi detenuti veicolando all’esterno informazioni sugli istituti di pena, interessandosi a vicende personali di capimafia come Filippo Guttadauro, cognato del boss Matteo Messina Denaro, e informandosi su eventuali intenzioni dei mafiosi di collaborare con la giustizia

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