La mafia di Campofranco, otto condanne (anche due agrigentini)
La figura principale dell’inchiesta è Angelo Schillaci, tornato libero nell’ottobre 2022 dopo una condanna per mafia: documentati contatti con i clan agrigentini e ipotizzata una estorsione ad una ditta di Licata
Si chiude con otto condanne e tre assoluzioni il processo (rito abbreviato) scaturito dall’operazione dei carabinieri che lo scorso anno fece luce sulla riorganizzazione della famiglia mafiosa di Campofranco. La figura principale dell’intera inchiesta è Angelo Schillaci, detto “fungiddra”, legato ai corleonesi, tornato libero nell’ottobre 2022 dopo una condanna per mafia.
Il giudice per l’udienza preliminare del tribunale di Caltanissetta gli ha inflitto 23 anni di reclusione in continuazione con una precedente condanna. Il gup ha altresì condannato Claudio Rino Di Leo, alias “Spatuzza” (17 anni di reclusione), Calogero Schillaci (9 anni), l’agrigentino Vincenzo Spoto, originario di Casteltermini (8 anni e 6 mesi), Gioacchino Cammarata (8 anni e 4 mesi), Paolino Schillaci (3 anni), Carmelina Schillaci (2 anni, due mesi e venti giorni). Assolto, e rimesso immediatamente in libertà, Calogero Giusto Giuliani nei confronti del quale l’accusa aveva chiesto otto anni di carcere. Insieme a lui sono stati assolti anche Luigi Concita e Gianluca La Mattina.
Per il licatese Calogero La Greca, difeso dall’avv. Salvatore Graci, va detto he è stato condannato a 5 mesi e 10 giorni, per favoreggiamento, con esclusione dell’aggravante del 416bis per aver dichiarato di non aver mai consegnato del denaro a tale Di Leo. Per cui il La Greca non fa in alcun modo parte dell’associazione.
Gli imputati, in gran parte presunti appartenenti alla famiglia di Campofranco, si sarebbero adoperati per la riorganizzazione del clan attraverso il reperimento di armi e la costituzione di una ‘cassa comune’ con i proventi illeciti delle estorsioni e dello spaccio di sostanze stupefacenti. In particolare, sono stati accertati quattro tentativi di estorsione con atti intimidatori ai danni di alcune ditte impegnate in lavori di rifacimento di opere pubbliche nei comuni di Campofranco e Milena e di un operatore commerciale di Campofranco, nonché tre estorsioni ai danni di imprenditori e commercianti. Il clan aveva rapporti anche con soggetti di Milena e della provincia di Agrigento. Tra le estorsioni messe a segno dalla famiglia mafiosa di Campofranco vi è anche quella ai danni di un imprenditore edile di Licata impegnato in alcuni lavori di ristrutturazioni con il Superbonus 110%. Secondo quanto emerso dalle indagini l’imprenditore avrebbe pagato la somma di 1.500 euro, peraltro ritenuto un anticipo di una più ampia richiesta, alla famiglia mafiosa di Campofranco.