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Mafia, loggia lascia Goi con polemica: “Sciogliete massoneria a Licata”

Guerra all’interno della massoneria siciliana con la loggia “Giordano Bruno” di Termini Imerese che ha deciso di abbandonare il Grande Oriente d’Italia in aperto contrasto con la decisione di non sciogliere la loggia massonica di Licata in seguito ai gravi fatti del luglio scorso quando i carabinieri del Ros – nell’ambito dell’operazione Halycon – fermarono […]

Pubblicato 4 anni fa

Guerra all’interno della massoneria siciliana con la loggia “Giordano Bruno” di Termini Imerese che ha deciso di abbandonare il Grande Oriente d’Italia in aperto contrasto con la decisione di non sciogliere la loggia massonica di Licata in seguito ai gravi fatti del luglio scorso quando i carabinieri del Ros – nell’ambito dell’operazione Halycon – fermarono sette persone tra cui il funzionario regionale Lucio Lutri, 60 anni – ex maestro venerabile della loggia “Pensiero e azione” del Grande Oriente d’Italia e Vito Lauria, 49 anni, figlio del boss Giovanni “il professore” Lauria nonché “maestro venerabile”, della loggia “Arnaldo da Brescia”, pure questa appartenente al “Goi”. 

Alla base dell’uscita dei dieci “fratelli” – più quella del gran maestro – della loggia palermitana il non accoglimento della richiesta di scioglimento della loggia licatese inoltrata al Goi tramite una lettera dello scorso agosto. 

La loggia “Giordano Bruno” ha chiesto al Goi l’abbattimento delle colonne della loggia Adb di Licata in quanto – argomentano – a parte la gravità dei reati contestati, è emerso che il MV della suddetta loggia risulta essere figlio di un noto boss mafioso di Licata, circostanza questa che non poteva non essere nota ai F.lli Maestri che hanno eletto il Lauria alla carica di MV.”

Il Grande Oriente d’Italia ha risposto nelle scorse settimane “che non verrà preso alcun provvedimento disciplinare nei confronti della RL Arnaldo da Brescia, poiché le responsabilità penali sono per legge esclusivamente personali e perché il Grande Oriente d’Italia persegue il garantismo assoluto per chiunque è innocente fino a quando non vi saranno sentenze di condanna passate in giudicato.”

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