Mafia nell’agrigentino, altri due indagati restano in carcere
Anche per altri due indagati è stata confermata la custodia cautelare in carcere
Il tribunale del Riesame di Palermo, rigettando i ricorsi avanzati dalle difese, ha confermato la misura cautelare della custodia in carcere nei confronti di due indagati coinvolti nelle scorse settimane nell’operazione dei carabinieri che ha fatto luce sul mandamento mafioso di Lucca Sicula e Ribera. Si tratta di Alberto Provenzano, 59 anni, di Burgio, e Antonio Perricone, 53 anni, di Lucca Sicula. Negli scorsi giorni la misura era stata confermata anche per il favarese Francesco Caramazza. L’operazione è scattata all’inizio dello scorso mese quando furono arrestate 6 persone.
L’inchiesta, che ha fatto luce sugli assetti del mandamento mafioso di Lucca Sicula e Ribera guidato dal boss Imbornone, nasce in seguito all’omicidio di Vincenzo Corvo, 52enne ucciso a fucilate nell’aprile 2020 a Lucca Sicula. L’attività investigativa, pur non individuando al momento gli autori del delitto, ha permesso di evidenziare la piena operatività dell’associazione, documentando numerose riunioni finalizzate ad acquisire in modo diretto e indiretto la gestione e il controllo di attività economiche, appalti e servizi pubblici, per realizzare profitti e vantaggi ingiusti, intervenendo sulle amministrazioni locali.
Per quanto attiene al controllo sulle dinamiche imprenditoriali relative agli appalti pubblici, è stata documentata l’ingerenza della consorteria mafiosa in merito principalmente al completamento della rete fognaria di Ribera. Sono state, inoltre, documentate ingerenze anche in merito ai lavori di manutenzione della SP 32, ai lavori urgenti sulla strada di collegamento Bivio Imperatore – Ponte Pedano e ai lavori lungo il tratto stradale della SP 47, localizzati nei territori di Villafranca Sicula, Ribera, Lucca Sicula e Burgio.