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“Mafia, politica e appalti a Sciacca”, confermate 4 misure cautelari 

Nell’inchiesta sulla riorganizzazione della famiglia mafiosa di Sciacca ma anche sui rapporti con politica e imprenditoria del territorio

Pubblicato 3 settimane fa

La Corte di Cassazione ha confermato la misura cautelare nei confronti di quattro indagati coinvolti a vario titolo nell’inchiesta che lo scorso luglio ha fatto luce sulla riorganizzazione della famiglia mafiosa di Sciacca ma anche sui rapporti con politica e imprenditoria del territorio. Restano in carcere il boss Domenico Friscia, 61 anni, ritenuto dagli inquirenti il nuovo capo della famiglia mafiosa di Sciacca, e Michele Russo, 45 anni.

Il primo, difeso dall’avvocato Teo Calderone, avrebbe “ereditato” il trono dello storico boss Totò Di Gangi dopo aver avuto la meglio sul “rivale” Domenico Maniscalco, deceduto alcuni mesi fa in carcere. Friscia è uno storico uomo d’onore di Sciacca, già arrestato nel 2003 nell’operazione “Itaca” e nuovamente coinvolto in seguito alle dichiarazioni del collaboratore di giustizia Bucceri nell’inchiesta “Opuntia”. A Russo, difeso dall’avvocato Aldo Rossi, viene contestata la partecipazione all’associazione mafiosa.

Misure cautelari degli arresti domiciliari confermate anche per altri due indagati, accusati di scambio elettorale politico-mafioso. Si tratta di Vittorio Di Natale (difeso dagli avvocati Antonio Tornambè e Antonino Reina), 49 anni, ex consigliere comunale, e Rosario Catanzaro, 65 anni, difeso dall’avvocato Carlo Venturella. La famiglia mafiosa di Sciacca avrebbe anche tentato di condizionare l’andamento delle elezioni nel 2022. Il boss Friscia avrebbe incontrato Di Natale, un tempo in Forza Italia con cui provò ad entrare all’Ars, per poi candidarsi con la lista Onda al consiglio comunale. Ottenne 305 voti ma non fu eletto. A siglare l’accordo, secondo l’accusa, fu Rosario Catanzaro

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