Spunta un video sull’omicidio Lupo, i familiari: “fiduciosi che la giustizia faccia il suo corso”
Le indagini dei carabinieri della Tenenza di Favara e della compagnia di Agrigento continuano serrate
“Siamo distrutti, abbiamo già riferito agli inquirenti tutte le notizie in loro possesso, che possano essere utili per le indagini, e aspettiamo fiduciosi che la giustizia faccia il suo corso. Rivolgiamo un accorato e caloroso appello a quanti, eventualmente, hanno visto o sanno qualcosa a riferirlo agli organi inquirenti, anche in forma riservata”. A parlare, tramite il legale Mimmo Russello, Calogero e Rosario Lupo, rispettivamente figlio e fratello di Totò Lupo, 45 anni, ex presidente del consiglio comunale di Favara, ucciso nel pomeriggio di Ferragosto, da un sicario con tre colpi di pistola.
“In merito ai procedimenti penali a carico della vittima, ed ai suoi supposti “nemici”, si legge nella nota dell’avvocato Russello pubblicata da Siciliaonpress, è bene precisare che Totò Lupo è morto da incensurato, e che non esiste nessuna sentenza di condanna a suo carico. Totò Lupo ha sempre respinto ogni accusa in tutte le sedi giudiziarie, ed era fiducioso che i processi lo avrebbero scagionato da ogni responsabilità; compreso, da ultimo, la querela per appropriazione indebita, stalking e lesioni personali presentata a suo carico dall’ex moglie, che Lupo, nel corso dell’interrogatorio reso in merito presso la Tenenza dei Carabinieri di Favara, aveva totalmente contestato e bollata come calunniosa, fornendo, anche in quella circostanza, la prova della sua innocenza e della falsità dell’accusa.
Totò Lupo non ha mai toccato con un dito né l’ex moglie né il suocero. Riguardo ai supposti “nemici”, si tratta a ben vedere, quanto all’inchiesta così detta “stipendi spezzati”, di ex dipendenti della cooperativa SUAMI, di cui aveva dismesso da anni ogni carica gestionale e di socio.
Gli ex dipendenti vantano presunti crediti, ancora tutti da accertare e per di più nei confronti della cooperativa. I maltrattamenti cui si fa riferimento, invece, nell’inchiesta cosi detta “catene spezzate”, si tratta di ex ospiti disabili verso i quali Lupo era accusato di reato omissivo e non commissivo, ossia non di avere commesso i presunti abusi, ma solo di non avere vigilato e impedito che altri li commettessero. Ma egli ha sempre respinto ogni accusa. Si dice, inoltre, che gestiva diverse società e alcuni B&B. Si precisa che da diversi anni non gestiva alcuna società, e viveva con i proventi di un solo B&B residenziale.In merito ai contrasti con l’ex moglie ed il suocero, conclude il legale, la famiglia Lupo ha riferito quanto a loro conoscenza agli inquirenti, consapevoli che sia compito esclusivo dell’autorità giudiziaria accertare la verità storica dei fatti.“
Le indagini dei carabinieri della Tenenza di Favara e della compagnia di Agrigento continuano serrate. Pare, secondo quanto si apprende dalle agenzie, che da un frame, estrapolato dalle immagini della videosorveglianza, si vede una macchina che segue la Porsche Macan dell’ex presidente del consiglio comunale. Le immagini, non sono nitide, ma le caratteristiche del mezzo e altri particolari sembrano portare verso un direzione nel decifrare il delitto. Nel frattempo si è in attesa del risultato dello stub al quale è stato sottoposto il suocero, un test che consente di accertare l’eventuale presenza di polvere da sparo nelle mani e nel corpo di chi ha da poco usato una pistola. Altri accertamenti sono stati estesi anche alle autovetture dell’ex suocero, che al momento non risulta essere indagato.