Agrigento

Open arms, Tribunale ministri chiede processo per Salvini

La decisione di non far sbarcare a Lampedusa i 164 migranti soccorsi in mare dalla nave Open Arms ad agosto scorso fu un atto deciso dall’allora ministro dell’Interno Matteo Salvini individualmente, quindi non “condiviso” con gli altri esponenti del Governo. E’ quanto sostengono i giudici del tribunale dei ministri di Palermo che hanno chiesto l’autorizzazione […]

Pubblicato 4 anni fa

La
decisione di non far sbarcare a Lampedusa i 164 migranti soccorsi in mare dalla
nave Open Arms ad agosto scorso fu un atto deciso dall’allora ministro
dell’Interno Matteo Salvini individualmente, quindi non “condiviso”
con gli altri esponenti del Governo.

E’
quanto sostengono i giudici del tribunale dei ministri di Palermo che hanno
chiesto l’autorizzazione a processare, per la vicenda, il leader della Lega,
accusato di sequestro di persona e omissione di atti d’ufficio. La nave della
ong Catalana rimase 20 giorni ferma davanti a Lampedusa, poi furono i
magistrati, in seguito a un’ispezione a bordo, a ordinare lo sbarco d’urgenza
dei migranti. Il fascicolo venne trasmesso alla procura di Palermo, competente
in quanto si ipotizzarono responsabilità penali dell’allora ministro. I pm del
capoluogo, in una memoria firmata dal procuratore Francesco Lo Voi e dal pm
Gery Ferrara, chiesero al tribunale di procedere a indagini a carico di Salvini

Nel
provvedimento con cui il tribunale dei ministri di Palermo ha chiesto al Senato
l’autorizzazione a processare il leader della Lega Matteo Salvini, accusato di
sequestro di persona e omissione di atti d’ufficio per il divieto di sbarco
imposto alla nave Open Arms e ai migranti salvati in mare, i giudici
sostengono, tra l’altro, che nel caso della ong non c’era alcun indizio che
l’eventuale approdo rappresentasse un pericolo per l’ordine e la sicurezza,
condizioni a cui il decreto sicurezza bis subordina la possibilità di vietare
lo sbarco. Il collegio inoltre, ripercorrendo la vicenda dell’agosto scorso,
sostiene che il Viminale, soprattutto alla luce dell’ordinanza del Tar che
aveva sospeso il divieto di ingresso della nave catalana nelle acque
territoriali italiane, aveva l’obbligo di indicare all’imbarcazione il Pos, il
porto sicuro. Le osservazioni del tribunale ricalcano le considerazioni fatte
dalla Procura di Palermo che, a novembre scorso, in una memoria firmata dal
procuratore Francesco Lo Voi, dall’aggiunto Marzia Sabella e dal pm Gery
Ferrara, aveva chiesto ai giudici di indagare.

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