Agrigento

“Salute pubblica a rischio, depurazione assente e contaminazione del mare”: le accuse a Girgenti Acque

Gli inquirenti mettono nero su bianco quelle che viene definita una “eclatante frode” da cui scaturisce un “gravissimo danno ambientale in provincia di Agrigento"

Pubblicato 4 anni fa

Dalle carte dell’inchiesta “Waterloo” su Girgenti Acque, che ha portato al fermo di otto persone disposto dalla Procura di Agrigento, emerge un durissimo atto di accusa in materia di inquinamento ambientale contestato all’azienda che si occupa del servizio idrico. Gli inquirenti mettono nero su bianco quelle che viene definita una “eclatante frode” da cui scaturisce un “gravissimo danno ambientale che la stessa (Girgenti Acque) ha cagionato nel territorio in cui ha operato: la Provincia di Agrigento”. 

Secondo gli inquirenti, che nel corso delle indagini durate quattro anni si sono avvalsi di complesse consulenze tecniche, “è’ stato dimostrato che la atavica, prolungata, mai risolta e anzi ingravescente non-conformità degli scarichi con riferimento a ciascun impianto analizzato (e altresì con riferimento a quelli non compiutamente analizzati) ha determinato un significativo danno in relazione all’utilizzabilità delle acque ai fini ricreativi (con contaminazione cloacale del mare e conseguenti ripetuti e periodici divieti di balneazione) e irrigui (con gravissimo rischio per la salute pubblica negli episodi – pure verificatisi – di abusivi allacci per l’irrorazione di colture) e tale danno, seppur auspicabilmente reversibile, caratterizza tutti i corpi idrici tributari degli scarichi. Ciò è quanto emerso limitatamente al refluo astrattamente depurato e ai suoi costanti superamenti degli indici soglia di contaminazione, dell’escherichia coli, dei batteri coliformi. Ma a ciò deve necessariamente aggiungersi la assoluta mancanza, in diverse circostanze riscontrata, di alcun processo depurativo, mediante bypass, appositamente predisposto perché il liquame e non il refluo, fosse sversato sul suolo; mediante lo spegnimento o la originaria mancata attivazione decennale di alcuni impianti, i cui liquami, pure convogliati all’interno della struttura, semplicemente la attraversavano (talvolta per vero incrostandosi nella stessa e così danneggiandola), inepurati, per poi ricadere, comunque, nei corpi recettori; mediante la mancata estrazione dei fanghi e il loro stazionamento nelle vasche di depurazione, fino a consentirne lo straripamento in altre vasche e, infine, il trascinamento con l’effluente dell’impianto, a contaminazione del refluo depurato: tutte circostanze che hanno un unico risultato comune, lo smaltimento illecito di rifiuti liquidi non depurati nei corpi idrici di volta in volta coinvolti.”

“Le condotte dei vertici di Girgenti Acque nella gestione della depurazione delle acque reflue – scrivono gli inquirenti nell’atto di accusa appaiono chiaramente abusive in quanto inadempiente agli obblighi derivanti dalla Convenzione, priva di autorizzazione allo scarico, incurante degli impianti, che risultano inadeguati; che sversano illecitamente sul corpo recettore reflui fuori norma e contaminati e che producono illecitamente fanghi chimicamente pericolosi incompatibili con i mezzi di smaltimento utilizzati; che inibiscono illecitamente la produzione corretta di fanghi mediante la deviazione del liquame, smaltisce illecitamente i fanghi (disperdendoli con il refluo) o che illecitamente li deposita.”

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