Giudiziaria

Sanità, appalti pilotati e corruzione: 10 misure cautelari

La gestione degli appalti nella sanità siciliana sarebbe stata in mano a un comitato d'affari criminale composto da dirigenti pubblici, lobbisti, imprenditori

Pubblicato 12 ore fa



A tavolino, per anni, un comitato d’affari criminale con al vertice un commercialista dal curriculum impeccabile e decine di incarichi (alcuni assegnati dai vertici dell’amministrazione regionale) avrebbe gestito appalti milionari della sanità siciliana.

L’ennesimo scandalo in un settore finito nel mirino degli inquirenti più volte scoperto dalla Procura di Palermo che, un anno e tre mesi fa, chiese al gip l’arresto di funzionari, lobbisti, imprenditori e faccendieri. Solo ora, e dopo gli interrogatori preventivi previsti dalla legge, è arrivata la risposta dell’ufficio delle indagini preliminari del capoluogo che ha disposto misure cautelari tra domiciliari, obblighi di presentazione alla polizia giudiziaria, provvedimenti interdittivi e obblighi di dimora nei confronti di dieci persone accusate a vario titolo di corruzione, turbata libertà degli incanti, emissione e utilizzo di fatture per operazioni inesistenti. Il quadro che esce dall’indagine è desolante. I pm parlano di “corruzione sistemica” e di almeno 5 gare pilotate. Secondo l’accusa per avvantaggiare le imprese amiche i pubblici funzionari coinvolti avrebbero anticipato ai loro referenti documentazione riservata relativa a gare ancora da bandire, avrebbero costruito capitolati su misura sulla base delle indicazioni ricevute dagli interlocutori arrivando ad annullare i bandi non graditi alle stesse imprese.

L’inchiesta ha anche svelato manovre volte a condizionare la formazione delle commissioni aggiudicatrici, inserendo componenti ritenuti “affidabili”. In cambio, ai pubblici ufficiali sarebbero state date o promesse tangenti collegate al valore delle commesse e, talvolta, mascherate da accordi di consulenza, o sarebbero stati garantiti loro favori come assunzioni di familiari. Al vertice del comitato d’affari ci sarebbe stato Antonino Maria Sciacchitano detto “Ninni”, commercialista, componente del collegio sindacale dell’ospedale Civico e dell’Asp di PALERMO, consulente dell’Asp di Caltanissetta, presidente di valutazione dei manager della sanità pubblica. Proprio presso il suo studio, nelle settimane scorse, nel corso di una perquisizione, sono stati trovati 44 mila euro in contanti. Sciacchitano, che, intercettato, si vantava di fare e disfare nella sanità siciliana, avrebbe potuto contare sulla complicità tra gli altri dell’imprenditore Giovanni Cino e del faccendiere campano Catello Cacace. A Sciacchitano e Cacace il gip ha dato i domiciliari. Cino ha l’obbligo di dimora. Gli indagati avrebbero anche cercato sponde nell’assessorato regionale al Bilancio tentando di arrivare a Silvio Cuffaro, fratello dell’ex governatore Totò, dirigente generale dell’assessorato, per aiutare la Polygon spa (una delle società da loro favorite) a chiudere una transazione con la Centrale unica di committenza della Regione per l’assegnazione di un lotto della procedura delle apparecchiature elettromedicali. “A chiare lettere nelle intercettazioni – scrivono i pm – Cino e Sciacchitano hanno manifestato l’intenzione di farsi lautamente remunerare per questa attività di intermediazione, parlando della corresponsione da parte di Polygon di 200.000 euro a testa e dell’intenzione di questi ultimi di remunerare con 10.000 o 20.000 euro Silvio Cuffaro”. “Conosco il dottore Sciacchitano da prima che fossi Presidente della Regione. Non mi ha mai chiesto niente quando ero presidente e né tanto meno nell’ultimo decennio. Citarmi é ormai un rituale. È triste, ma è così”, il commento di Totò Cuffaro, segretario nazionale della Dc.

0 commenti

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

banner omnia congress