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“Truffe e prestanome per eludere interdittive antimafia”: 13 arresti

Tra gli arrestati anche un avvocato e l'ex direttore direttore dell'azienda silvo-pastorale

Pubblicato 2 anni fa

Le mani sui contributi all’agricoltura e truffe per aggirare l’interdittiva antimafia. Tredici gli arresti eseguiti dai finanzieri della Tenenza di Nicosia che hanno dato esecuzione all’ordinanza di custodia cautelare emessa dal gip del Tribunale di Caltanissetta.

Contestuale il sequestro di beni, denaro e 4 aziende agricole ennesi, per un valore complessivo di oltre 3 milioni di euro. Contestati dalla Dda di Caltanissetta, i reati di interposizione fittizia, truffa, falso, reimpiego di capitali illeciti, utilizzo di fatture per operazioni inestistenti.

Reati commessi a Centuripe, Regalbuto, Troina, Adrano, Catania, e Randazzo. Tra i sette destinatari della custodia cautelare in carcere nell’ambito dell’operazione denominata “Carta bianca”, c’e’ un avvocato del Foro di Catania, l’ex direttore dell’azienda silvo-pastorale di Troina; altri sei sono stati posti ai domiciliari.

Sono accusati di avere fittiziamente attribuito la titolarita’ delle loro aziende e di proprieta’ immobiliari per continuare a percepire i contributi erogati nell’ambito della Pac, aggirando cosi’ l’interdittiva antimafia a loro carico.

Le indagini della Guardia di finanza di Nicosia e della Dda di Caltanissetta, con a capo il procuratore Salvatore De Luca e coordinate dai sostituti Pasquale Pacifico e Dario Bonanno, hanno consentito di acclarare come il metodo fosse sempre quello da tempo denunciato dall’ex presidente del Parco dei Nebrodi, Giuseppe Antoci, cioe’ le sistematiche infiltrazioni nel settore dei contributi europei per l’agricoltura. Questa volta a cadere sotto la scure della giustizia e del ‘Protocollo Antoci’ e’ una famiglia criminale che utilizzava prestanomi visto che i suoi componenti erano impossibilitati a conseguire i contributi comunitari in quanto destinataria di interdittiva antimafia ai sensi del protocollo oggi legge dello Stato. Inoltre, per poi rientrare dalle somme erogate ai prestanomi, effettuavano emissione di fatture false per operazioni inesistenti.

Circa 1200 ettari di pascoli demaniali, hanno permesso agli indagati di percepire illecitamente elevati contributi comunitari. “I miei piu’ sentiti complimenti e ringraziamenti alla Guardia di finanza di Nicosia e alla Procura Distrettuale Antimafia di Caltanissetta. Ancora una volta la criminalita’ perde e lo Stato vince. Avanti…”, afferma Antoci, presidente onorario della Fondazione Caponnetto, che la notte fra il 17 e il 18 maggio del 2016 subi’ un gravissimo attentato mafioso dal quale riusci’ a salvarsi grazie all’auto blindata e all’azione degli uomini della scorta della polizia di Stato che ingaggiarono un violento conflitto a fuoco.

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