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Usura ed estorsione a Canicattì, i fratelli Maira rispondo al gip: “Vittima?Eravamo soci”

E’ terminata nel tardo pomeriggio l’udienza di convalida nell’ambito del provvedimento di fermo eseguito congiuntamente dai carabinieri della Compagnia di Canicattì e dagli agenti della Squadra Mobile di Agrigento nei confronti dei fratelli canicattinesi Antonio e Giuseppe Maira, 69 e 64 anni, accusati di usura ed estorsione aggravata. Contrariamente a quanto ci si potesse aspettare […]

Pubblicato 4 anni fa

E’ terminata nel tardo pomeriggio l’udienza di convalida nell’ambito del provvedimento di fermo eseguito congiuntamente dai carabinieri della Compagnia di Canicattì e dagli agenti della Squadra Mobile di Agrigento nei confronti dei fratelli canicattinesi Antonio e Giuseppe Maira, 69 e 64 anni, accusati di usura ed estorsione aggravata. Contrariamente a quanto ci si potesse aspettare i due indagati, accompagnati dall’avvocato Giovanni Salvaggio, hanno risposto alle domande del gip Francesco Provenzano. 

Tre gli episodi contestati nel provvedimento di fermo firmato dal pm Elenia Manno, presente all’interrogatorio, chiedendo la convalida. I due fratelli, in particolare, hanno respinto l’accusa di aver prestato soldi con tassi usurari ad un piccolo imprenditore che – secondo l’accusa – a fronte di 29 mila euro di prestito avrebbe “ritornato” una somma di quasi 70 mila euro. “Eravamo soci in affari anche se non sulla carta e quei soldi erano nostri” sarebbe stata la difesa dei due. 

Difesa che ha contestato anche il pericolo di fuga alla base del provvedimento di fermo: i due fratelli hanno detto di non aver mai pensato alla fuga e che anzi stanno seguendo un processo in corso ad Agrigento dove sono imputati insieme ad altri soggetti di usura. Nelle prossime ore il giudice Provenzano deciderà se convalidare o meno il fermo. 

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