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“Utilità in cambio di soldi e regali”, luogotenente patteggia 3 anni di reclusione 

La pena più alta - 3 anni e 10 giorni di reclusione con interdizione dai pubblici uffici per cinque anni -  è stata applicata al luogotenente Gianfranco Antonuccio, già comandante della stazione di Naro e all’epoca dei fatti in servizio alla Compagnia di Licata

Pubblicato 2 ore fa

Patteggiano tutti. Si chiude con un accordo tra accusa (pm Annalisa Failla) e difesa – ratificato dal gip Giuseppe Miceli – il procedimento a carico di cinque persone coinvolte in un’inchiesta per induzione indebita a dare o promettere utilità e spendita di soldi falsi. La pena più alta – 3 anni e 10 giorni di reclusione con interdizione dai pubblici uffici per cinque anni –  è stata applicata al luogotenente Gianfranco Antonuccio, già comandante della stazione di Naro e all’epoca dei fatti in servizio alla Compagnia di Licata. La sentenza è stata pubblicata il 16 giugno scorso.

Il sottufficiale venne arrestato dai carabinieri del Ros nell’estate 2022 insieme ad altre due persone: Filippa Condello e Giuseppe Di Vincenzo, commerciante di Palma di Montechiaro. La prima ha patteggiato una condanna a due anni di reclusione mentre il secondo ad un anno e sei mesi. Altri due imputati hanno concordato la pena: cinque mesi e dieci giorni per Calogero Barbara, di Naro, e due mesi di reclusione per Domenico Guardavascio di Licata. Il luogotenente, già subito dopo l’arresto, fece parziali ammissioni al gip dichiarando sì di aver preso dei soldi – si parla di importi che non superano i 4 mila euro – ma di non aver mai tradito la divisa e non aver mai fatto favori o passato informazioni.

L’inchiesta – coordinata dalla procura di Palermo – ipotizzava una storia intricatissima fatta di dazioni di denaro in cambio di soffiate. Filippa Condello, madre di Angelo Azzarello, detenuto per aver ucciso la fidanzata Alina Condrache, avrebbe consegnato 1.500 euro al sottufficiale e poi un artistico carretto siciliano dal valore di 4.000 euro. Il commerciante Giuseppe Di Vincenzo, invece, venne coinvolto per una vicenda legata alla spendita di soldi falsi a Palma di Montechiaro. Ultimo episodio contestato nel 2021. Una partita di questi soldi falsi era stata sequestrata qualche tempo fa a Genova. Gli altri due imputati – invece – avrebbero consegnato ad Antonuccio rispettivamente 250 e 200 euro.

L’inchiesta si incrociò anche con le dichiarazioni (citate all’epoca nell’ordinanza ma non decisive per la misura cautelare) di Angela Porcello, ex penalista condannata per essere stata al vertice del mandamento mafioso di Canicattì. L’avvocato raccontò che il carabiniere chiese 1.500 euro al capomafia Giancarlo Buggea quando questi era ai domiciliari. Il sottufficiale, infatti, in quel periodo era incaricato di controllare che il boss rispettasse le prescrizioni imposte dalla misura. Il carabiniere, già nel 2008 era finito al centro di una indagine per corruzione poi conclusasi positivamente. Ad accusarlo un altro pentito di mafia, quel Giuseppe Sardino, mafioso di Naro che per lungo tempo gestì la latitanza del boss di Campobello di Licata, Giuseppe Falsone catturato a Marsiglia nel 2010. Tra i difensori figurano gli avvocati Giuseppe Vinciguerra, Ignazio Terranova, Vincenzo Termini, Francesco Lumia, Giovanni Lomonaco, Giuseppe Fabio Cacciatore.

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